Vaccino anti Covid
Italia nella media Ue

C’è voluto uno scoppio d’ira del presidente francese Macron per far partire la campagna vaccinazioni anti Covid. Fino a due giorni fa erano 500 i vaccinati. In Germania i numeri sono maggiori, 0,32 dosi iniettate su 100 abitanti, ma il 14% di Israele rende chiaro che si può far di più. Anche con il colera a Napoli nel 1973 l’Italia è riuscita a vaccinare in una settimana quasi un milione di persone. E allora non vi erano le tecnologie di oggi. Questo per dire che si può certamente far meglio ma l’approccio italiano alle vaccinazioni contro il Covid rientra nella media europea e non giustifica l’esterofilia alla quale si assiste in questi giorni. In Germania il dibattito è infuocato come non mai, le vaccinazioni vanno a rilento e mancano le dosi del vaccino. Al ministro della Salute il collega delle Finanze e vice cancelliere Olaf Scholz ha posto ufficialmente due domande: perché la Commissione europea ha ordinato così poche dosi? Perché ha rifiutato l’offerta di più vaccini da parte di Biontech e Moderna? La polemica entra nel gabinetto di governo anche a Berlino e i nervi sono a fior di pelle.

Il Covid mina la stabilità delle istituzioni anche di quelle più accreditate quando l’indice di contagio è a quota 200 su centomila persone come in Germania. Il lockdown esteso a gennaio rende evidente una situazione che come ha detto Angela Merkel di questo passo diventa ingestibile. Tutto questo per dire che il governo italiano e le Regioni italiane hanno fatto errori di gestione soprattutto in estate ma gli indici di contagio sono più bassi che in altri Paesi europei. E questo per merito delle misure di contenimento attuate e grazie alla sopportazione e alla disponibilità alla rinuncia della maggior parte degli italiani. Se si pensa che in Germania uno su sette tende al negazionismo soprattutto nella parte Est del Paese si capisce come sia difficile per Angela Merkel far passare le misure di austerità e di limitazione della libertà personale. E occorre dire che è in ragione dell’autorevolezza del Cancelliere se il governo tiene.

La pandemia tende a evidenziare i punti deboli della società del benessere. Le persone sono molto meno avvezze alle rinunce e ai sacrifici. Le libertà personali possono diventare suscettibili di arbitrio e vanno a collidere con il bene comune. Impedire la trasmissione del virus è oltre che un dovere verso se stessi, una responsabilità sociale. Ecco, in Italia si respira maggiormente questo senso di condivisione e di rispetto del prossimo. Ce lo dicono le esperienze quotidiane ma soprattutto i numeri. Dal centro studi Coop e da Nomisma risulta che solo un italiano su dieci si dichiarerebbe contrario alle vaccinazioni. C’è molta incertezza sul futuro soprattutto per l’economia ma una cosa è chiara: combattere il virus è il primo passo. I problemi italiani sono altri. Per esempio i responsabili per le vaccinazioni negli ospedali spiegano che l’ostacolo numero uno sono gli appuntamenti e i certificati.

Tutta la parte organizzativa è il vero problema italiano. In Germania, per rimanere in Europa, la logistica funziona al punto che i mezzi di trasporto per portare i vaccini in Italia sono di Dhl perché le strutture italiane non sono attrezzate convenientemente. Sono questi i punti sui quali concentrarci perché è qui che si gioca la sovranità del Paese. Dipendere dagli altri va bene ma se scatta l’emergenza ognuno pensa per sé come la mancanza di mascherine e di apparecchi respiratori nella prima fase della pandemia ha dimostrato. Quindi più fiducia in se stessi e al contempo consapevolezza delle proprie debolezze. Costruttiva perché l’italiano è interiormente equilibrato. E basta guardarsi intorno in Europa e anche al di là dell’Atlantico per capirlo.

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