Variante di Zogno
Tunnel senza uscita

Non ne usciremo mai, di questo passo. La nostra Salerno-Reggio Calabria sta in Val Brembana, alle porte di Zogno: poco meno di 5 chilometri (la metà in galleria) di variante attesa come la manna dal cielo da migliaia di persone. Progettati nella prima versione nel 1992 (ventisette anni fa, c’era ancora la lira e pure la Prima Repubblica), rivisti, riannunciati, finanziati e cantierizzati. Termine discutibile, ma mai come questa vicenda. Dovevano essere pronti per Expo 2015, a questo punto speriamo per le Olimpiadi 2026.

I lavori sono iniziati nell’estate del 2012 ma, dopo 2 anni, tutto si è clamorosamente fermato: i fondi non erano sufficienti a completare l’opera (magari anche perché con il passare del tempo il mondo è cambiato, e pure i criteri economici e progettuali) e l’impresa appaltatrice ha preso cappello, macchinari e tolto il disturbo. Non senza polemiche.

La Regione ha così dovuto trovare altri 33 milioni e rotti per riaprire il cantiere, rivedendo nel frattempo anche la progettazione: sono serviti 48 mesi e ne serviranno altri 14 per i lavori. Salvo imprevisti, a questo punto, che in questa vicenda sembrano la regola. Assoluta. Fermo restando che, da profani, continua a fare specie il fatto che serva (molto) più tempo per l’iter autorizzativo e progettuale che per i cantieri veri e propri, ma queste sono le regole del Belpaese. Quello dove le opere nascono sempre già vecchie.

Ecco, a proposito di regole, questa volta il motivo della mancata ripresa dei lavori andrebbe trovato, secondo la Regione, nel fatto che la norma (tra l’altro nel frattempo eliminata) non preveda un termine perentorio per la presentazione dei documenti che certificano l’idoneità al lavoro delle imprese subappaltatrici. Ergo, l’aggiudicazione provvisoria di metà aprile è ancora tale, e tale rimarrà fino a quando le imprese non li presenteranno.

Sorvolando sul fatto che, magari, l’impresa vincitrice dell’appalto (che non è proprio l’ultima arrivata del settore) potrebbe fare le giuste pressioni del caso sulle subappaltatrici per addivenire alla presentazione dei documenti necessari in tempi certi e soprattutto rapidi, siamo di fronte all’ennesimo pasticcio burocratico. È come se il mondo reale - quello di chi se ne sta ogni giorno in coda per andare a lavorare - e quello di chi scrive e dovrebbe far osservare le regole fossero su due universi distinti. E soprattutto distanti. Vero che la normativa in questione è stata nel frattempo cancellata (essendo in vigore al momento del bando, va comunque rispettata), ma forse la vera assurdità di questa vicenda sta nel non prevedere termini perentori e improrogabili in situazioni del genere. Lasciare cioè opere fondamentali per il territorio al libero arbitrio di chicchessia.

E qui non è una questione di soldi - sorvolando comunque sul fatto che finora per quelle gallerie sono stati spesi 43,6 milioni, mica patatine - ma di rispetto per una valle intera che attende la variante praticamente da sempre. E che rimane in coda, giorno dopo giorno, anno dopo anno, ormai. Facile che dopo questo ennesimo slittamento il completamento dell’opera, previsto per l’autunno dell’anno prossimo, slitti al 202: e sarebbe l’ennesima beffa.

Anche perché, nel frattempo, qualche chilometro più a valle, tra Valbrembo e Treviolo, il cantiere della Tangenziale sud è ancora fermo in attesa di buone nuove nel contenzioso tra la Provincia e l’impresa appaltatrice. E a chiudere il cerchio, non ci sarebbe ancora una soluzione (e probabilmente nemmeno i soldi, il che è peggio) per il tratto successivo verso Sedrina. Un lungo, lunghissimo, tunnel del quale la Val Brembana continua a non vedere l’uscita: e per essere una variante, qui la situazione non varia mai.

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