L’ex no vax: «Avevo paura, ora anche io ho deciso: prima dose fatta»

I vaccinati dopo l’introduzione dell’obbligo per gli over 50. Emerge un timore di fondo più che un «no» convinto. Un sessantanovenne: «L’ho fatto per i miei familiari».

«Ero l’unico in famiglia a non essere vaccinato. Non volevo rischiare di essere quello che portava il virus in casa» così racconta Giuseppe, 69 anni, pensionato residente in un paese della Bassa, che giovedì 13 gennaio ha fatto la prima dose di vaccino anti Covid-19 al Cus di Dalmine. Sono diverse le persone che, come Giuseppe, in questi giorni si stanno affacciando per la prima volta ai cancelli dei diversi hub orobici. Non solo «over 50», per i quali è scattato da qualche giorno l’obbligo, ma anche uomini e donne frenati dalla paura nei mesi scorsi e che hanno deciso di «rompere gli indugi» per poter continuare a frequentare i luoghi sociali insieme agli altri.

«Mia moglie è vaccinata, così come mio figlio e mio nipote di 12 anni – continua il pensionato –. Ero l’unico rimasto in famiglia senza vaccino. Se non hai il green pass rafforzato poi molte cose insieme non le puoi più fare. E questa cosa ha cominciato a pesare. Non è certo per paura di pagare 100 euro che mi sono convinto. Non credo ancora alla bontà di questo vaccino, ma lo faccio per loro».

La speranza di questi giorni è duplice visto l’aumento dei contagi. Velocizzare il booster e cercare di «agganciare» con la prima dose chi manca all’appello. Se le vaccinazioni per le terze dosi volano, l’effetto obbligo vaccinale per gli «over 50» e le ulteriori restrizioni alle attività sociali per chi non ha il green pass rafforzato, meno . C’è un aumento di chi si presenta per le prime dosi ma non un boom. Almeno in Bergamasca. Un’impressione confermata anche da chi gli hub territoriali li vive ogni giorno: «La maggior parte delle prime dosi sono quelle per bambini – spiegano gli uomini della protezione civile in servizio a Dalmine – però nell’ultima settimana qualche adulto in più che viene lo si è visto. Uno si aspetterebbe tutti over 50 o 60 che si presentano perché hanno l’obbligo e invece le età sono varie».

Se è facile capire cosa abbia portato le persone a decidere di fare la prima dose last minute, l’obbligo e le sempre maggiori restrizioni alla socialità, meno forse è la motivazione che li ha spinti a rimandare. Uno si aspetterebbe una contrarietà tout court al vaccino, no vax convinti solo con l’obbligo per poter lavorare, invece alla domanda «Perché non l’ha fatto prima?» la maggior parte delle persone intervistate in questi giorni ha risposto: «Per paura».

«Avevo timore delle conseguenze – racconta Antonia, over 75 del Sebino che l’11 gennaio ha ricevuto la prima dose a Chiuduno –: diverse persone erano state male dopo e io non volevo rischiare. Ho avuto diversi problemi di salute in questi mesi e non volevo aggravare la situazione. Perché ho deciso di farlo ora? Vedo che la situazione sta peggiorando e che ora serve il green pass per andare dappertutto». «Non era tanto una preoccupazione per me ma quanto per il mio bambino – spiega Silvia, 30 anni, residente nella cintura cittadina – . Ho portato a termine la gravidanza che è stata tutt’altro che facile . Facevo i tamponi quando servivano, per le visite o quando siamo andati in ferie. Tutti, dal ginecologo allo staff dell’ospedale, mi dicevano che era sicuro sia per me che per lui. Mi sono convinta dopo Natale. Forse sono stata egoista. Però ora sono qui».

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