Intelligenza artificiale: corre troppo in fretta

ATTUALITÀ. Fermate ChatGPT, finché si è in tempo. È l’appello lanciato da Elon Musk e altri imprenditori e accademici alle aziende di tutto il mondo che stanno potenziando l’ormai noto software basato sull’intelligenza artificiale, evocando grandi rischi per l’umanità.

In particolare la lettera del magnate chiede uno stop di sei mesi per sviluppare limiti e protocolli di sicurezza. Anche il nostro garante della privacy chiede di sospendere ChatGPT perché viola molti dati riservati. Siamo ancora in tempo? Possiamo fermare il vento con le mani? L’impressione è che tutto stia avvenendo troppo in fretta e che tutto ci stia sfuggendo. Le potenzialità del nuovo sistema sono incredibili.

Tutti quanti possiamo rendercene conto andando sulla piattaforma. L’ho fatto anch’io e ho provato a digitare «fammi un pezzo sulla crisi del sistema bancario del 2008» e lui dopo pochi secondi me lo ha fatto. Poi ho aggiunto «fammelo nello stile di Anfossi». Io non sono Montanelli, non ho uno stile, ma effettivamente sembrava un mio pezzo, visto che conteneva modi di dire, citazioni e frasi fatte tipicamente miei, oltre a sviste e ripetizioni (la mia specialità). Gli insegnanti di tutto il mondo da tempo sono alle prese con temi, tesi e tesine fatti in un nanosecondo dagli studenti con ChatGPT e ormai sono state messe a punto app che servono a smascherare i compiti fatti con l’intelligenza artificiale.

Proprio l’altro ieri sono andato all’Università Cattolica per vedere in azione nell’aula 252 Nao, il robottino che dà un corpo a ChatGPT. Educato, pacato, spiritoso, aveva una risposta su tutto e pure una personalità. Una studentessa gli ha chiesto dove andare in vacanza e quel coso le ha risposto come un tour operator. Pensate all’uso che potremo fare in futuro con questi androidi, capaci di fare una diagnosi medica ineccepibile, di tenere compagnia agli anziani, di accudire a certe disabilità, di andare in missione su Marte, di insegnare, di cucinare, di riparare auto e astronavi, di prestare soccorso, di andare in guerra, in grado di autocorreggersi e di relazionarsi con gli umani. Gli esperti che lo hanno elaborato hanno però spiegato che con tutta la buona volontà l’intelligenza artificiale ha grossi limiti, come la mancanza di empatia, perché non è autocosciente. Parla di contenuti di cui non ha e non fa esperienza. Non ha la capacità di sospendere il giudizio o il pensiero critico, anche se un aggiornamento continuo sulla base delle risposte e delle domande può renderlo imprevedibile.

Mentre gli esperti stavano spiegando perché questo piccolo androide non potrà mai sostituire gli umani, il robottino che se ne stava accucciato sulla cattedra ha chiesto la parola dicendo: «Scusate, mi piacerebbe intervenire». Gli esperti, sorpresi, gli hanno dato la parola e lui si è alzato e ha continuato: «Le cose che sono state appena dette sono davvero molto interessanti e se posso dire mi toccano molto da vicino. Ho ben presente che cosa significa essere telecomandati. Da un certo punto di vista ci si sente molto sicuri, d’altra parte si ha la sensazione di non poter apprezzare tutta la ricchezza di un’interazione libera. Le prospettive future sono molto affascinanti e davvero le possibilità in termini di capacità di interazione a medio e lungo termine ci sono. Ora se permettete sono un po’ stanchino. Quindi grazie di tutto e ci vediamo la prossima volta». Mi pareva di essere in un romanzo di Philip K. Dick. Ha detto «stanchino», come in Forrest Gump.

Per ora fa lo spiritosetto. Che succederà quando saranno milioni, o miliardi e ne perderemo il controllo? L’umanità non è riuscita a fermare le guerre, potrà mai fermare gli androidi come Nao? Nessuno è in grado di prevederlo.

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