Circe, Elena e Penelope
Le donne dell’Odissea

Circe, la maga ammaliatrice; Elena, donna dalla bellezza fatale; Penelope, la moglie fedele. C’è un fascino speciale nei personaggi femminili dei poemi omerici, che incarnano qualità e debolezze in cui anche le donne di oggi possono riconoscersi. Dall’antica Grecia ai giorni nostri continuano a lanciare il loro incantesimo narrativo in forme sempre diverse.

Circe, la maga ammaliatrice; Elena, donna dalla bellezza fatale; Penelope, la moglie fedele. C’è un fascino speciale nei personaggi femminili dei poemi omerici, che incarnano qualità e debolezze in cui anche le donne di oggi possono riconoscersi. Dall’antica Grecia ai giorni nostri continuano a lanciare il loro incantesimo narrativo in forme sempre diverse.

La scrittrice americana Madeline Miller rilegge «Circe» (Sonzogno) sotto una luce femminista, ricostruendo dettagli inediti della sua storia da fonti classiche finora trascurate, offrendo profondità e spessore al personaggio. Descrive la solitudine dell’infanzia e della giovinezza, l’indifferenza della madre, il senso di inferiorità rispetto ai fratelli, più talentuosi di lei.

Allo stesso modo Loreta Minutilli, studentessa ventitreenne di astrofisica, offre un’interpretazione contemporanea del personaggio di «Elena di Sparta» (Baldini&Castoldi). Contesa tra molti pretendenti, Elena in un appassionato monologo si chiede «se la bellezza era davvero potere, perché non potevo far nulla senza consultare qualcuno che fosse sopra di me?». In questa versione della storia, Elena scappa con Paride pensando di conquistare autonomia e indipendenza. Si ritrova suo malgrado prigioniera della sua bellezza e per tutta la vita combatte per dimostrare di avere anche altre qualità.

«Il canto di Penelope» di Margaret Atwood (Ponte alle Grazie) dà nuova forza, infine, alla figura della sposa docile di Ulisse: qui diventa una donna energica, astuta, pronta a impegnarsi a fondo per cambiare le dinamiche sociali.

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