Atalanta eccezzziunale
«Se mi volete, sto con voi»

Deluso dalla piega societaria del Milan, Abatantuono dichiara il nuovo amore . Poi precisa: «Certo che non abbandono i rossoneri, ma di Bergamo ammiro gioco e gestione». L’intervista a L’Eco di Bergamo.

Al cinema, era già stato capace di tradire il suo Milan, trasformandosi in tifoso della Juventus e anche dell’Inter. Ma la realtà è tutta un’altra cosa e, per abbandonare il rossonero, aveva bisogno di una profonda delusione: l’esclusione del Diavolo dalle coppe è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e Diego Abatantuono si è lasciato andare. «Basta Milan, ora tifo Atalanta», ha tuonato come fosse nuovamente Attila Flagello di Dio, in un’intervista a Quotidiano.net. Chiaramente una provocazione, ma mica una fesseria: il Milan non è dimenticato, però l’Atalanta è davvero apprezzata. Il secondo tempo del suo ragionamento, sempre a cavallo tra razionalità e trascinante simpatia, l’ha offerto a queste colonne.

Abatantuono, ha detto proprio Atalanta?

«Beh, mica potevo diventare juventino o interista: a tutto c’è un limite. E da Napoli sono troppo lontano…».

Quindi, l’Atalanta ha un tifoso in più?

«L’ho scelta perché la ammiro molto, sia dal punto di vista tecnico che gestionale».

È eccezzziunale veramente?

«L’Atalanta ha alle spalle la famiglia Percassi, gente che fa. Rappresenta alla perfezione il calcio di una volta, quello che mi piaceva, fatto con il cuore, in cui non tutto era concepito solo nel nome del business».

La sua è una critica ad un sistema dopato?

«Nel calcio si è creato un meccanismo sproporzionato: il business sta diventando incontrollato. Non se ne parla abbastanza, perché finché il vitello è grasso nessuno ha intenzione di alzare un polverone, ma non si può prescindere totalmente dal sentimento».

Il nuovo Milan non le piace proprio.

«Non vedo le facce, le persone. Ora c’è Maldini, che è una brava persona e un amico, c’è Boban, che è intelligente, ma entrambi sono lì a lavorare. Non comprendo l’allegria del momento: siamo stati esclusi dalle coppe e ci viene detto che è una “figata”. Per me non lo è: non mi frega nulla del fair play, io pago il biglietto e penso al campo».

Lei non è proprio allegro.

«E come potrei? Ci dicono: siamo fuori dalle coppe, pensa un po’ che sballo. E, come se non bastasse, vendono Donnarumma e Cutrone: vorrei delle spiegazioni, ma non c’è un interlocutore. Mi dispiace, ma non mi entusiasmo».

Cosa pensa delle altre big?

«La Juve ha una grande società e ha preso un ottimo tecnico come Sarri. Anche l’Inter è in mano agli stranieri, ma c’è una gestione formidabile, un allenatore strepitoso come Conte e un dirigente capace come Marotta. Credo che la serie A del prossimo anno farà divertire tutti: solo io, tifando Milan, rischiavo di restare con il cerino in mano, così ho sposato l’Atalanta».

Sia sincero: è una grande provocazione.

«Mi fa piacere che si sia capito. Nella vita si può cambiare tutto tranne due cose: figli e squadra di calcio. Appena il Milan tornerà ad avere un’identità, tornerà ad essere la mia squadra. Intanto…».

Intanto, guarda con simpatia verso Bergamo.

«Ho davvero la massima stima per l’Atalanta. Già l’anno scorso ho seguito tutte le partite: quando non giocava in contemporanea con il Milan, l’ho seguita. A me piace il calcio e l’Atalanta propone il miglior gioco in Italia, mi ha fatto divertire».

Sì, però, in Atalanta-Milan…

«Lo devo ammettere: in quella occasione, sarà l’unica volta che non potrò tifare Atalanta. Non posso dimenticare il mio Milan. Un tempo, magari, avrei potuto “concedere” tre punti tifando contro, ma questo Milan fa così fatica che non posso più permettermelo».

Quindi, rimettiamo le cose a posto: Milan prima squadra, Atalanta seconda?

«Come avessi due cuori: il vecchio è milanista, il nuovo atalantino. Se mi volete, sono pronto a venire allo stadio per la Champions».

Sia che si giochi a Bergamo che a Reggio Emilia?

«Certo. Non sono più impegnato al mercoledì sera, verrei volentieri a vedere giocare l’Atalanta e a trovare il presidente Percassi: lo conosco bene, abbiamo amici in comune. Il nostro legame è stato finora nel campo alimentare, non ha ancora riguardato il calcio».

Che giocatore la entusiasma maggiormente nella “sua” Atalanta?

«Non mi sbilancio: magari ne cito uno che viene poi venduto e faccio una figuraccia. La realtà è che la forza dell’Atalanta è il collettivo: c’era Petagna che faceva bene, è arrivato Zapata che ha fatto meglio. Con Arrigo Sacchi, parlavamo di come il calcio sia simile al cinema: ci vogliono copione, storia e attori. L’Atalanta ha tutto».

Lei ha vinto un Oscar recitando in Mediterraneo: può farlo anche l’Atalanta?

«Sicuramente la candidatura già ce l’ha: per l’ultima stagione, come l’Ajax. Sono sicuro che anche in Champions proporrà il suo gioco: vedo che ora si sta pure rinforzando, potrà creare problemi a molti».

© RIPRODUZIONE RISERVATA