Buon compleanno Pier Luigi Pizzaballa
«Il regalo? Atalanta avanti in Champions»

Compie ottant’anni uno dei grandi della storia dell’Atalanta, portiere tra i più forti in oltre un secolo, alfiere della Coppa Italia 1963 e figurina più ambita di sempre.

Pier Luigi Pizzaballa sabato 14 settembre spegne ottanta candeline con la freschezza del ragazzo che cinquant’anni fa zompava tra i pali, incubo degli attaccanti e dei collezionisti, che non riuscivano a trovare la figurina Panini dell’album 1963/64: oggi, è un nonno orgoglioso, un istruttore di calcio e un attento osservatore della sua Atalanta. «Il regalo calcistico per i miei ottant’anni? L’Atalanta che avanti il più possibile in Champions. E che, in generale, continui a giocare così: quando vado allo stadio, vedo un calcio vero, bello da ammirare», sottolinea Pizzaballa.

Conquistato dai nerazzurri di oggi: «L’anno scorso mi aspettavo tanto, ma non che arrivasse la qualificazione in Champions: oggi l’Atalanta si trova ad affrontare qualcosa di impensabile. L’unico rammarico è che non sia arrivata la vittoria in Coppa Italia: ero a Roma, per la finale, e avrei voluto idealmente consegnare il testimone della staffetta». Perché Pizzaballa è uno degli eroi della più grande vittoria atalantina in centododici anni: a differenza dei nerazzurri di oggi, però, non ha mai conosciuto la Coppa dei Campioni, che all’epoca era riservata solo ai vincitori dei campionati. Nemmeno ai tempi di Roma e Milan: «Ma andai vicino alla vittoria in Coppa delle Coppe nel 1974: il Milan perse 2-0 contro il Magdeburgo, nella finale di Rotterdam. I miei ricordi calcistici più belli, comunque, sono la Coppa Italia con l’Atalanta (ne vinse poi un’altra in rossonero, ndr) e il Premio Combi come miglior portiere di serie A nel 1964».

Il racconto fa la spola tra passato e presente, perché l’Atalanta di oggi catalizza l’attenzione: «Ho grandi aspettative per la Champions: si può andare avanti, perché c’è voglia di fare bene, entusiasmo e poi società e squadra all’altezza. Gomez e Ilicic sono giocatori di altissimo livello, poi mi piacciono Roon e Freuler, ma tutta la rosa merita più di 7,5 in pagella. E poi c’è Gollini». Momento chiave: il giudizio sul portiere, da parte di un grande portiere. La benedizione arriva in fretta: «Si sta rivelando il numero uno che l’Atalanta cercava da tempo. Mi piace: in porta dà tranquillità ai compagni, sa leggere l’azione e muoversi al momento giusto. È impostato bene e usa ottimamente i piedi: dà garanzie alla squadra. È giovane e nel calcio non c’è nulla di scontato, ma lui ha buone prospettive. E se in Nazionale il titolare è Donnarumma, non vedo perché non possa trovare spazio Gollini».

Parlando di giovani, il discorso scivola sull’educazione dei ragazzini che si avvicinano al mondo del pallone. Pizzaballa, a ottant’anni, passa ancora i pomeriggi sul campo, occupandosi della scuola calcio del Gorle: «Non si tratta di cercare il talento, che spesso è quello che è, ma il concetto chiave è l’educazione allo sport. Insegnare è bellissimo: io provo a spiegare cosa significa stare in gruppo, quali sono le regole da rispettare in uno spogliatoio, l’accettazione della sconfitta. I ragazzi ascoltano molto, il problema sono gli adulti che spesso li sviano». Qualche tempo fa, in squadra, c’era anche il piccolo Andrea, nipote di Pizzaballa: «Ha iniziato facendo il portiere, ma poi si è stufato, forse perché il nonno era troppo esigente. Ora ha optato per il basket: sono contento, è lasciato libero, la cosa importante è che faccia attività sportiva e si diverta».

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