Michela, per la terza Coppa
festa surreale nella piazza vuota

Michela Moioli è tornata a casa. Con la terza Coppa del Mondo, la più difficile, a neppure 25 anni. Un post sui social nella serata di venerdì, un’immagine che la ritrae in compagnia del sindaco di Alzano Camillo Bertocchi – con sfera di cristallo e tricolore – nella piazza del suo amatissimo paese.

Uno spaccato d’emozioni, una foto che è già storia. Per il risultato sportivo e per l’intenso significato che oltrepassa le piste da snowboardcross.

Da Veysonnaz 2018 a Veysonnaz 2020: stesso risultato, atmosfera in antitesi…

«Sì, una premiazione decisamente triste. Con sole quattro nazioni rappresentate e pochissimi atleti. Il gusto del successo si assapora quando lo si può condividere con squadra, famiglia e amici. In modo fantastico, come due anni fa».

Fantastica come la traiettoria disegnata nell’ultima curva della finale…

«È un tracciato su cui avevo già vinto tre volte. Sapevo che mi sarei infilata in quel punto e ho atteso l’attimo propizio per farlo».

Il primo impatto con Alzano?

«Il sindaco Camillo Bertocchi mi ha voluto rendere omaggio. Ci siamo incontrati in piazza Italia, davanti alla chiesa. Intorno a noi il silenzio, il vuoto. Una situazione spettrale, surreale. Non mi aspettavo nulla del genere. Me l’avevano raccontato, ma viverlo è stato drammatico. Ho visto anche nei suoi occhi l’angoscia di un primo cittadino che avrà ripensato, come me, alla bellezza della festa in paese che era stata organizzata nel 2018. Purtroppo però, per ora, non abbiamo scelta».

La dedica del successo è stata anche per nonno Antonio…

«È ancora ricoverato, è stabile e soprattutto è forte. Non molla niente, come tutti noi bergamaschi».

Cosa c’è dentro la Coppa del Mondo?

«La più difficile: l’ho sognata a lungo, è stato un percorso durissimo. Non per i risultati, che sono sempre arrivati ed è l’aspetto che ha funzionato a meraviglia, ma per tutto ciò che c’è stato attorno. Nel 2016 era una prima volta, me l’ero giocata fino all’ultima gara ed è stata complessa, mentre la seconda era pressoché scritta, quasi come la medaglia olimpica».

Si è confermata una fuoriclasse anche sotto il profilo umano…

«Mi sono sentita quasi in dovere di dimostrare che, anche nelle difficoltà, si può sempre dare il massimo per venirne fuori. Ho pensato alla mia famiglia, agli affetti più cari, ad Alzano e all’Italia: tutto ciò mi ha trasmesso ancor più forza, più voglia. In alcuni momenti mi è capitato di dubitare di me stessa, ci hanno pensato le persone che ho attorno a farmi capire quanto valgo. E poi mi è arrivata una marea di messaggi: ci tengo a rispondere a tutti».

Cosa farà ora?

«Senza il pensiero delle gare sarà più semplice restare a casa a riposarmi. Fortunatamente ho lo spazio e la possibilità per tenermi in movimento e lo farò. Anche perché impazzirei se restassi troppo con le mani in mano. E quando tutto questo sarà finito faremo la festa che meritiamo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA