Caro bollette, adesso per risparmiare bar e ristoranti tagliano anche gli orari

Dopo l’impennata di gas e corrente elettrica, i gestori intervengono sulle aperture. Fusini: «Il caro energia pesa su imprese in affanno». Rossi: «Mancano le entrate del turismo».

«Chiudiamo e spegniamo le luci per risparmiare energia». Il caro bolletta costringe i gestori dei pubblici esercizi ad attuare le prime contromisure a causa degli ingenti aumenti che negli ultimi mesi hanno riguardato sia l’elettricità che il metano. La riduzione dell’orario di apertura di bar e ristoranti inizia a diffondersi tra gli operatori, che cercano di far quadrare i conti facendo riposare il personale. A meno ore di lavoro corrispondono meno spese ma anche meno incassi, con il rischio di finire in un circolo vizioso senza fine.

Se negli anni scorsi le attività pensavano ad ampliarsi, oggi tendono semmai a ridurre gli spazi, in modo da tagliare anche la voce relativa agli affitti. Dallo scoppio della pandemia si è drasticamente ridotta anche la componente turistica, mandando in sofferenza anche locali del centro città.

«Il lavoro non è più tornato come prima della pandemia - conferma Severo Angiolini del Vox di viale Papa Giovanni XXIII -. Dobbiamo aprire e togliere le attuali limitazioni, ma se il governo aspetta ancora, rischia di essere troppo tardi. L’introduzione del Super green pass non agevola i turisti e anche il nostro viale risulta spesso deserto durante la giornata. Per adeguarci a questi cambiamenti abbiamo puntato sulla ristorazione, riducendo l’orario di apertura. Se prima della pandemia eravamo operativi dalle 7 alle 24 no stop – conclude Angiolini -, oggi apriamo dalle 11,30 alle 15,30 e dalle 17,30 a mezzanotte. In questo modo riusciamo a ridurre i costi energetici e a migliorare la gestione del personale».

Fra i ristoratori c’è invece chi ha deciso di chiudere a pranzo per via dei pochi clienti e sta pensando di ridimensionare la metratura del locale . «La situazione è parecchio complicata e dopo 12 anni non ci è rimasto altro da fare che tenere chiuso a mezzogiorno – commenta sconsolato Luigi Franco della pizzeria Pigaro di Gorle -. Da fine dicembre applichiamo l’orario ridotto perché a pranzo non si vede anima viva e i costi energetici sono più che raddoppiati. A breve torneremo ad occupare solo la metà degli spazi che abbiamo a disposizione, in modo da risparmiare sull’affitto. Nel frattempo speriamo che le cose cambino e si torni ad uscire con più fiducia. Basti pensare che in una ricorrenza importante come quella di San Valentino, abbiamo avuto solo 9 coperti».

Anche le associazioni di categoria manifestano forti preoccupazioni . «Il problema del caro energia nel terziario si fa sentire pesantemente in un momento nel quale le imprese sono già in affanno a causa della pandemia – fa presente Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo -. Da un lato si punta al contenimento della spesa, fino alla chiusura delle attività in certe fasce orarie, mentre dall’altro c’è la scadenza delle bollette e il timore è che molti non riusciranno a sostenere le spese. Serve un provvedimento straordinario e immediato di aiuto alle imprese per dilazionare le bollette in scadenza, senza interruzione del servizio, oppure tramite fondo perduto a sostegno delle utenze». Per Cesare Rossi, vicedirettore di Confesercenti Bergamo «gli operatori soffrono perché non stiamo attraversando un momento di grande lavoro e manca sicuramente una fetta importante di consumi legata al turismo. Ogni imprenditore attivo nel settore dei pubblici esercizi – conclude Rossi – sta pensando a come ridurre le spese e, in questa direzione, assistiamo anche a scelte drastiche come la riduzione dell’orario, che consente di risparmiare su utenze e personale».

© RIPRODUZIONE RISERVATA