Debutta il nuovo Consiglio provinciale, ecco tutte le deleghe. «Ora avanti uniti»

Ok al patto istituzionale con tutti, ma dai primi interventi riemergono schermaglie. Gandolfi: «Andare oltre le contrapposizioni personali».

Più che di patto istituzionale, il clima al debutto sa un po’ di tregua armata, tra schermaglie, accuse incrociate (soprattutto in casa centrodestra) e interventi all’insegna della condivisione e del guardare avanti, ma che lasciano intendere che di ruggini, qua e là, se ne annidano. Non ci si poteva aspettare niente di diverso, probabilmente, da un Consiglio provinciale che ha trovato una faticosa quadra a pochissime ore dalla prima seduta, e dopo 23 giorni («molto concitati», li definisce il presidente Pasquale Gandolfi) di tensioni e confronti serrati.

Sì unanime al programma

Alla fine, però, in maggioranza entrano tutti, e Gandolfi incassa il sì unanime alle linee programmatiche. Nel suo intervento ricorda di aver vissuto «gli anni peggiori» della Provincia, quelli «in cui dovevamo spegnere le luci sulle strade provinciali perché non avevamo risorse in parte corrente per pagare le bollette», dedica un ricordo all’ex sindaco di Cene Giorgio Valoti, a lungo consigliere provinciale e vittima del Covid, e invita ripetutamente a guardare avanti nel segno dell’unità. «Ricordatevi sempre che ogni consigliere rappresenta l’intera comunità provinciale», le sue parole, con l’appello ai consiglieri a esercitare il proprio ruolo «senza alcun vincolo di mandato» e «andando oltre le singole appartenenze partitiche». «Le contrapposizioni personali – ha aggiunto – rischiano di generare rancore,e questo Consiglio provinciale deve essere in grado di andare ben oltre». Il neopresidente, che è anche neopapà, ha dedicato l’incarico al figlio Federico e indicato, nell’ottica proprio della collaborazione allargata, l’intenzione di sostituire le conferenze dei capigruppo con dei «pre-Consigli», per permettere la partecipazione di tutti.

È quindi arrivato l’atteso annuncio delle deleghe, tutte esercitate a titolo gratuito (nei prossimi giorni gli incontri con i vari consiglieri per definirne contenuti e confini): il gruppo a trazione leghista «Per Bergamo» ne riceve sei. Matteo Macoli, sindaco di Ponte San Pietro, sarà vicepresidente e si occuperà di Bandi, Europa-Seav, Pnrr e società partecipate; il capogruppo Gianfranco Masper seguirà Ambiente, parchi e comunità energetiche; a Fabio Ferrari Montagna, agricoltura e agroalimentare; Giuseppe Prevedini avrà grandi opere e infrastrutture; Manuel Bentoglio Zone omogenee, servizi ai Comuni e rapporti istituzionali, mentre ad Alessandro Colletta va il trasporto pubblico. La scelta di Colletta («con lealtà verso il gruppo») di accettare la delega ed entrare dunque di fatto in maggioranza lo porta in rotta di collisione con Fratelli d’Italia, partito a cui era dato in prossimo ingresso: «Non è compatibile con la linea del partito partecipare a un governo con il Pd», ha subito chiarito ieri sera il coordinatore Andrea Tremaglia.

Lo staff del presidente

I «Democratici e civici», hanno quattro delegati: una scelta legata sia al fatto che esprimono il presidente, che ha tenuto per sè deleghe pesanti quali Formazione e lavoro, Bilancio, Turismo e Marketing territoriale, sia al «passo indietro» (per il quale è arrivato il ringraziamento di Gandolfi) per fare spazio ai «Civici moderati» (il cui ingresso in maggioranza vedeva la netta contrarietà dei lumbard) e permettere dunque che fosse rappresentato «tutto l’arco costituzionale». Nel dettaglio: Mauro Bonomelli, il consigliere più votato, mantiene la viabilità; conferme anche per Romina Russo, che avrà Cultura, pari opportunità, fragilità e politiche sociali; Chiara Drago seguirà la pianura e la pianificazione urbanistica; Giorgia Gandossi Politiche giovanili, sport e tempo libero. Paolo Alessio sarà capogruppo, mentre Roberto Amaddeo, protagonista del «passo indietro», si occuperà comunque di lavoro, turismo e formazione entrando nello staff che Gandolfi intende mettere in piedi («pescando» anche al di fuori del Consiglio provinciale) per aiutarlo a seguire le proprie deleghe.

Patrimonio e pianificazione scolastica vanno invece ai «Civici moderati»: se ne occuperà Umberto Valois. «Una delega talmente importante e prestigiosa – rintuzza il capogruppo Luca Macario – che non c’era bisogno di umiliare ulteriormente chi ha lavorato fino all’ultimo per tenerci fuori». «Riguarda il 45% delle risorse del bilancio provinciale», rincara Valois. Poco prima, nello scambio di cortesie, il capogruppo lumbard Masper aveva definito il gruppo «costola del Pd, il cui atteggiamento conferma come non fosse possibile un accordo nel centrodestra». Masper aveva anche evidenziato come «il centrosinistra ha insistentemente chiesto di far entrare in maggioranza i Civici e moderati, che prima e dopo le elezioni avevano lanciato accuse a noi e appellato il presidente con epiteti che non voglio ripetere. Un’insistenza che conferma come nel gruppo di cui fa parte anche il presidente qualcuno abbia cercato di far saltare gli accordi». Ipotesi respinta sia dai consiglieri del centrosinistra, che hanno ripetuto come si sia «lavorato fin dall’inizio per un patto istituzionale», sia dal segretario dem Davide Casati: «L’idea originaria era che tutte le liste fossero parte di un accordo inclusivo. Ci siamo trovati con qualcuno che voleva che qualcun altro non ci fosse: di fronte a questo abbiamo preferito fare un passo indietro noi, per il bene di tutti».

Due deleghe, infine, ai «Comuni protagonisti»: Damiano Amaglio si occuperà di famiglie e associazionismo, Massimo Cocchi di Sviluppo e Protezione civile. «Bergamo – ha detto Cocchi – è stata il simbolo involontario del Covid, ora deve tornare a essere il motore dell’economia, del volontariato, dello sviluppo. Deve tornare un modello da imitare. Comincia oggi un nuovo percorso». Se sarà davvero unitario, lo diranno i prossimi mesi.

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