Gli spari, poi la fuga con le targhe finte
«Il movente? Vecchi screzi lavorativi»

Paratico, domani l’interrogatorio del fermato. I carabinieri: nell’immediatezza ha ammesso. Non aveva porto d’armi, ma la pistola era detenuta regolarmente. Rintracciato dalle telecamere.

Ai carabinieri che lo hanno fermato sul posto di lavoro, in una ditta della zona, ha ammesso di aver agito a causa di «forti dissapori» avuti con la vittima circa un anno fa, quando entrambi lavoravano nella stessa azienda di Paratico. Sentito poi dal sostituto procuratore bresciano Donato Greco, si è avvalso della facoltà di non rispondere: lui è Michele Rinaldi, bergamasco ventiduenne di Villongo, fermato venerdì sera con l’accusa di aver sparato all’ex collega di lavoro Simone Martinelli, 38 anni di Ranzanico, ricoverato al Papa Giovanni XXIII di Bergamo non in gravi condizioni. L’agguato venerdì mattina davanti alla ditta «Colombo & C.» di Paratico, dove la vittima lavora come operaio. Domani Rinaldi sarà interrogato dal gip di Brescia: l’accusa è tentato omicidio. 

Alcuni aspetti della vicenda sono ancora da chiarire, anche se i carabinieri di Chiari hanno di fatto ricostruito la dinamica dei fatti. Martinelli era appena arrivato al lavoro, venerdì mattina attorno alle 8, nella ditta manifatturiera in località Vanzago. Appena giunto sul posto, è stato avvicinato dall’aggressore, che aveva il volto travisato dal passamontagna e che indossava anche un paio di occhiali da sole. Quest’ultimo ha estratto una pistola ed esploso verso il trentottenne in tutto otto colpi d’arma da fuoco. Schivati i colpi, Martinelli ha ovviamente tentato istintivamente di fuggire, cercando riparo all’interno di un magazzino della ditta. L’aggressore lo ha però raggiunto, riuscendo a ferirlo alle mani con un colpo di pistola e colpendolo al capo con il calcio dell’arma. Dopodiché si è allontanato a bordo di un’autovettura, dileguandosi.

Immediato l’intervento dei mezzi di soccorso del 118 e dei carabinieri: dai filmati del circuito di videosorveglianza della ditta è emerso un dettaglio singolare. Ovvero che l’aggressore aveva utilizzato delle targhe posticce, cioè realizzate con dei cartoni disegnati, per impedire l’identificazione del veicolo proprio dalle telecamere.

Mentre Martinelli veniva trasferito all’ospedale Papa Giovanni e i medici gli riscontravano ferite alla testa e alle mani, scongiurandone il pericolo di vita, i carabinieri hanno visionato anche altre telecamere. Quelle di accesso ai varchi del Comune di Capriolo, confinante con Paratico: scoprendo che il giorno precedente all’agguato sulla stessa strada era passata anche un’altra auto del tutto simile a quella poi usata da Rinaldi e ovviamente con le targhe regolari.

Il confronto ha portato all’identità dell’intestatario, appunto il ventiduenne, che nella tarda serata di venerdì è stato raggiunto nella ditta dove lavora come operaio interinale. «Si è dimostrato collaborativo», hanno evidenziato i carabinieri. L’autorità giudiziaria bresciana ha disposto immediatamente il fermo di indiziato di delitto e l’accompagnamento nel carcere di Brescia nelle ore notturne. La pistola è stata trovata a casa sua e sequestrata: era regolarmente detenuta, benché Rinaldi non avesse il porto d’armi.

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