I quartieri al centro: in viale Papa Giovanni perso un residente su tre - I dati

I dati Negli ultimi 35 anni questa centralissima area ha subito il più intenso spopolamento tra i 25 quartieri cittadini: da 3.516 a 2.492 residenti

Quasi un residente su tre se n’è andato da qui, in tre decenni e mezzo. Viale Papa Giovanni, porta d’ingresso e «corridoio» della città, è il pezzo di Bergamo che più soffre lo spopolamento. Alla fine del 1987 contava 3.516 abitanti, alla fine del 2021 sono scesi a 2.492: un calo del 29,1%, il più forte tra tutti e 25 i quartieri della città (negli stessi anni, il capoluogo è cresciuto del 2,7%), con una perdita secca di 1.024 residenti. Un’erosione demografica vissuta su più fasi: prima una discesa continua e forte dalla fine degli anni Ottanta ai primissimi anni Duemila (nel 2002 si scende a 2.832 abitanti), poi una contrazione minima ma costante sino al 2015 (quando si cala sino a 2.474 residenti, cioè a un ritmo ben più basso), e infine una sorta di «congelamento» sino al presente. Gli ultimi dati fotografano infatti una situazione di immobilismo, nel 2021 – il primo anno di post Covid – i residenti di viale Papa Giovanni sono incrementati di appena 12 unità rispetto al 2020. Nel quartiere, va specificato, rientrano – tra i punti più noti – anche via Angelo Mai, un pezzo di via Paleocapa, via Guglielmo d’Alzano, via Stoppani, un lato di via Camozzi e un lato di via Paglia.

Quasi un residente su tre se n’è andato da qui, in tre decenni e mezzo. Viale Papa Giovanni, porta d’ingresso e «corridoio» della città, è il pezzo di Bergamo che più soffre lo spopolamento.

Qualche segnale di timido rilancio però s’intravede. Nel 2021, al netto di decessi e nascite, nel quartiere sono arrivati (da altre aree della città o da altri Comuni) 144 nuovi residenti e se ne sono andati invece in 90, con un saldo netto di 54 cittadini in più (appunto al netto di decessi e nascite). Il mercato immobiliare, invece, ha certamente patito l’effetto Covid: nel 2020, infatti, le compravendite sono state solo 35, quasi la metà delle 60 che si erano contate nel 2019; le quotazioni si sono abbassate del 5,6%, si è cioè comprato a 1.675 euro al metro quadrato contro i 1.774 euro al metro quadrato del 2019. Anche i redditi, d’altronde, hanno segnalato un «contagio economico» conseguente alla pandemia, passando dai 39.447 euro medi pro-capite del 2019 ai 38.890 euro a testa del 2020 (-557 euro a testa).

Anche la presenza dei cittadini stranieri, tra l’altro, è andata diminuendo nel tempo. Raggiunto nel 2010 il massimo di 548 abitanti di nazionalità non italiana, a fine 2021 se ne contavano 409: -25% in poco più di un decennio. Oggi gli stranieri rappresentano il 16,4% dei residenti del viale, in linea col 16,6% di media cittadina.

Alla scoperta del quartiere del centro. Video di Sergio Cotti

Il mercato immobiliare, invece, ha certamente patito l’effetto Covid: nel 2020, infatti, le compravendite sono state solo 35, quasi la metà delle 60 che si erano contate nel 2019; le quotazioni si sono abbassate del 5,6%, si è cioè comprato a 1.675 euro al metro quadrato contro i 1.774 euro al metro quadrato del 2019. Anche i redditi, d’altronde, hanno segnalato un «contagio economico» conseguente alla pandemia, passando dai 39.447 euro medi pro-capite del 2019 ai 38.890 euro a testa del 2020 (-557 euro a testa).

Famiglie in picchiata

La «recessione» dei residenti ha impattato inevitabilmente anche sulla composizione del tessuto sociale. Se si guarda ai nuclei familiari, si evidenziano due tendenze opposte e in realtà complementari: aumentano le persone sole, diminuiscono le famiglie con figli. Nel 1987 i nuclei «unipersonali», cioè quelli composti da una persona sola, rappresentavano il 33,4% del totale dei nuclei: nel 2021 la loro quota è salita al 50,3%; solo Pignolo (50,5%), Città Alta (52%) e Sant’Alessandro (55,1%) hanno valori maggiori. Viceversa oggi solo il 23% dei nuclei è formato da almeno tre persone, la composizione che tipicamente contempla i genitori e almeno un figlio (solo Sant’Alessandro ha un dato più basso, 22,6%), mentre nel 1987 ben il 41,6% dei nuclei familiari era composto da almeno tre persone: in altri termini, si è quasi dimezzato il «peso» delle famiglie con figli.

La parabola della natalità, d’altronde, non si discosta dalla traiettoria discendente tipica di questi tempi. Nel 2021 nel quartiere sono nati 14 bebè (9 maschi, 5 femmine), con un tasso di natalità di 5,6 nati ogni mille abitanti che è inferiore alla media cittadina (che si attesta invece a 6,4 nati ogni mille abitanti); nel 2003, primo anno per cui sono disponibili i dati dettagliati per quartiere, il tasso di natalità era invece di 8,9 nati ogni mille abitanti (nacquero 26 bimbi), esattamente in linea con la media cittadina. Come a dire: in vent’anni circa, l’inverno demografico ha soffiato su tutta la città; lungo il viale, però, è stato ancora più gelido. In realtà, se si scompongono i due decenni si nota un trend particolare: cioè una prima discesa sino al 2017, quando infine i nati furono solo 12, poi un piccolo rimbalzo (21 nati nel 2018, 21 anche nel 2019, 18 nel 2020, 14 nel 2021) che però ora sembra esaurirsi.

Una città nella città

Se si posa l’attenzione sull’età dei residenti del viale, emerge uno spaccato quasi in fotocopia a quella che è la fotografia della città nel suo complesso. Oggi il 14,1% dei residenti del quartiere ha meno di 18 anni (la media cittadina è del 14,7%), il 24% ha tra i 18 e i 39 anni (dato esattamente uguale alla media cittadina), il 29,7% ha un’età compresa tra i 40 e i 59 anni (anche in questo caso, dato identico alla media cittadina), il 22,8% ha tra i 60 e i 79 anni (la media cittadina è del 22,7%), infine il 9,4% ha più di 80 anni (in città, la media è del 9%): gli scostamenti sono appunto minimi.

Nel 1987, invece, il 16,2% dei residenti aveva meno di 18 anni, il 30% aveva tra i 18 e i 39 anni, il 28,4% era di età compresa tra i 40 e i 59 anni, il 21,3% aveva tra i 60 e i 79 anni, il 4,1% era ultraottantenne: viale Papa Giovanni è invecchiato, ma leggermente meno della media cittadina.

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