Il giovane ingegnere dal cuore d’oro e il veterinario con la montagna dentro uniti in un tragico destino

Giovanni Allevi e Matteo Cornago che sono morti sul Pizzo Badile erano grandi appassionati di montagna ed esperti alpinisti.

A Giovanni Allevi bastava un colpo d’occhio per capire come stesse il paziente a quattro zampe. Era veterinario, uno dei migliori chirurghi ortopedici veterinari di Bergamo e amava la montagna. Appena aveva un giorno libero, lo vedevi uscire dalla sua casa di Villa di Serio con lo zaino in spalla e salire il sentiero della collina con i suoi due figli o l’adorata Stella, la sua golden retriever, per sgranchire le gambe e ossigenare la mente dopo ore di lavoro in sala operatoria, nella sua clinica veterinaria di via Ghislandi a Bergamo.

E ogni fine settimana con il camper raggiungeva con tutta la famiglia le località alpine per fare roccia, mentre la moglie Eleonora Rota e i bambini si divertivano in biciclettate lungo i sentieri montani. Giovanni Allevi dall’ultima sua scalata non è più tornato. L’hanno atteso tutta la domenica, nella speranza che la sua esperienza di provetto scalatore lo avesse messo al riparo da qualsiasi pericolo.

Ma non è stato così. Allevi, 48 anni, è morto insieme all’amico Matteo Cornago, 25 anni di Sorisole, mentre affrontavano la via Cassin a nord del pizzo Badile, versante svizzero. Entrambi istruttori di alpinismo alla scuola Leone Pellicioli del Cai di Bergamo, sarebbero stati traditi.

Matteo Cornago sarebbe dovuto ritornare dalla sua escursione in montagna questa domenica. Lunedì, per un triste e crudele scherzo del destino, avrebbe compiuto 25 anni.

Ad attenderlo a Petosino, per festeggiarlo, oltre ai suoi genitori Edoardo e Simona, al fratello gemello Davide e le sorelle Noemi di 21 anni e l’ultima di 11, c’erano anche i molti amici e parenti di questo giovane che era nel pieno della sua vita e che amava la montagna, l’Atalanta, ma anche lo studio: gli mancavano infatti solo pochi esami per prendere la laurea magistrale in Ingegneria meccanica nella sede di Dalmine dell’Università degli Studi di Bergamo.

Invece, purtroppo, Matteo non è mai tornato, ha perso la vita mentre arrampicava la parete nord-est del Badile, sul versante svizzero della montagna. La «via Cassin», un classico dell’alpinismo, che il giovane istruttore Cai era ansioso di percorrere.

Gli amici e i compagni di studi sono tutti scossi, disorientati, sconvolti. Cercano di farsi forza l’un l’altro, ricordando il loro amato amico. Lo hanno fatto anche nella serata di martedì, ritrovandosi tutti insieme nell’oratorio di Petosino.

Quello stesso oratorio al quale Matteo è sempre stato molto legato, impegnandosi anche in prima persona come educatore degli adolescenti e nel gruppo giovani.

© RIPRODUZIONE RISERVATA