Scuderia Ferrari, il primo presidente
era un pilota bergamasco

La scoperta dalla ricerca degli studenti della scuola media di Calcio. Mario Tadini era nato nella nostra città: finanziò la squadra coi fratelli Caniato.

Cosa lega una classe della scuola media «Martiri della Resistenza» di Calcio e la scuderia Ferrari? La scoperta da parte dei ragazzi (nell’ambito del laboratorio di giornalismo storico di Stefano Gelsomini), che tra i pionieri della scuderia Ferrari c’è il pilota bergamasco Mario Tadini. Il 5 ottobre 1929, durante una cena di gala a Bologna nella Casa del Fascio, i piloti ferraresi Alfredo e Augusto Caniato e Mario Tadini, partorirono l’idea della scuderia; Mario Tadini finanziò, insieme agli altri due soci, l’impresa di Enzo Ferrari con 130 azioni da 130 mila lire e proprio Tadini sarà il presidente della scuderia che prese il via con cinque vetture Alfa Romeo. Come riporta il professor Gelsomini, la classe stava lavorando a una ricerca sui piloti, quando è emerso Tadini, nome che a Calcio è associato a una famiglia nobiliare.

A un ragazzo è sorto il dubbio che quel Tadini pilota potesse essere bergamasco e così è partito l’approfondimento su riviste, giornali dell’epoca nazionali e non, per trovare informazioni che potessero suffragare quell’ipotesi. Grande è stata la soddisfazione quando, rovistando tra le pagine del passato (anche un articolo del ’35 del Littoriale, Corriere dello Sport, nomina Tadini «nativo di Bergamo»), i ragazzi hanno capito che quel pilota, primo presidente della scuderia, era bergamasco.

«La storia non gli ha attribuito l’onore che meritava? Pensiamoci noi», si sono detti gli studenti di Calcio che hanno subito contattato l’anagrafe di Bologna (luogo dove a lungo si è creduto fosse nato) garantendosi la ragione sull’origine bergamasca di Tadini. Sono seguite poi le ricerche sulla stampa italiana ed estera, i riscontri da filmati dell’Istituto Luce del 1930 e dai racconti dei suoi tre figli che hanno permesso di ricostruire almeno in parte la biografia di questa persona molto riservata (Tadini pare non abbia mai rilasciato alcuna dichiarazione) e allo stesso tempo spericolata al volante, tanto da essere stato definito «re dello Stelvio». Dalla ricerca si è scoperto che Tadini nacque nel 1905; il padre Ercole era proprietario dei «Grandi Magazzini Italiani Tadini», una catena con filiali in tutto il Nord Italia. Una di queste era a Bologna, città che Mario raggiunse a 15 anni per lavorare in famiglia.

Mario incontrò da pilota, nel settembre del 1929 al Giro delle Tre Province, i fratelli Caniato Alla gara parteciparono alla guida di auto Alfa Romeo comprate da Enzo Ferrari. Un mese dopo, a quella cena di gala a Bologna nacque con loro la scuderia Ferrari. Tadini, però, non abbandonò il volante: ad aprile 1930 partecipò alla sesta Mille Miglia con la sua Alfa Romeo 6C 1750 Spider Zagato, la prima auto della scuderia Ferrari a scendere in pista; tornò in pista nel ’35 ma il suo «regno», a detta dello stesso Ferrari, era la salita dello Stelvio perché Tadini era uno scalatore. Tra il ’32 e il ’39 la vinse cinque volte.

Nel 1940 lasciò le gare. Si sposò la seconda volta nel ’55 e morì nel 1983. Tadini riposa nella tomba di famiglia a Bergamo. Gli studenti hanno incontrato la figlia, Lora Tadini, di 83 anni (una dei tre figli nati dal primo matrimonio); Lora è nata nel ’37, Mario smise di correre nel 1940 e, ha dichiarato ai ragazzi, che molte cose di lui le ha scoperte dalla loro ricerca. Sabato scorso era prevista la presentazione del libro «Il re dello Stelvio», realizzato dai ragazzi e sponsorizzato dall’Associazione italiana auto d’epoca, ma le normative vigenti anti Covid hanno costretto al rinvio.

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