Trentenne si sente male mentre cammina, salvata dal padre e dal defibrillatore

L’attacco cardiaco si è verificato sul monte Vaccaro sopra Parre. Il padre della donna ha chiesto aiuto al presidente del Gep che è corso al rifugio a prendere il dispositivo salvavita.

Salvata dal padre e dalla presenza, preziosissima, del defibrillatore automatico esterno.

Questi i due fattori che sono stati fondamentali per salvare la vita di una giovane donna di 30 anni di Parre, che domenica è stata colta da un arresto cardiaco mentre si trovava sulle montagne dietro casa, più precisamente sul monte Vaccaro.

Il padre, che subito ha approntato le manovre salvavita, con il massaggio cardiaco, e il defibrillatore, preso al volo nel rifugio e portato sul luogo dov’era la giovane donna dal presidente del Gruppo escursionistico parrese (Gep) non appena allertato dell’emergenza. Un’attrezzatura che utilizzata nei frangenti giusti ha fatto il suo dovere: ha «preso» il ritmo cardiaco alterato e ha effettuato la scarica salvifica che ha ridato il giusto impulso al battito del cuore, facendo riprendere da subito la trentenne.

Stando a quanto è stato possibile ricostruire l’escursionista si trovava sul monte Vaccaro insieme al padre e alla madre: motivo dell’escursione in montagna era la 33 a edizione della Festa sul monte Vaccaro, alla quale stavano partecipando in tanti escursionisti. Quando la famigliola ha raggiungo il rifugio, essendoci ancora del tempo utile per fare una passeggiata nei dintorni, padre e figlia hanno deciso di proseguire fino a raggiungere la cosiddetta «Terza baita», mentre la madre si è fermata direttamente al rifugio, che si trova all’altezza della seconda baita della zona.

«Ci troviamo a 1.600 metri circa - spiega il presidente Agostino Piccinali - e la festa era stata organizzata in modo che si potesse arrivare motorizzati fino al monte Alino (in genere una strada agrosilvo pastorale limitata al traffico) e da qui poi l’ultimo tratto a piedi. Padre e figlia hanno poi proseguito fino alla terza baita, ma nel camminare a un certo punto la ragazza ha detto al papà che si sentiva stanca e che preferiva sedersi. Il padre si è girato verso la figlia proprio nel momento in cui lei ha perso conoscenza e si è accasciata».

L’uomo l’ha stesa a terra, lanciando l’allarme urlando ad altri escursionisti in zona, e si sarebbe poi messo a praticare il massaggio cardiaco.

«Alcuni giovani – prosegue Piccinali – hanno mi hanno avvisato per telefono, altri hanno raggiunto l’uomo per aiutarlo nelle manovre. In occasione della festa abbiamo organizzato anche il servizio di primo intervento, procurandoci anche uno zaino e un defibrillatore automatico che abbiamo subito recuperato e portato dove si trovava la giovane, a cinque minuti da noi: io sono allenatore di basket e istruito all’uso del Dae, così come un consigliere del Gep con cui mi trovavo quando ho ricevuto la chiamata, che è volontario nella Croce Blu di Gromo. Una volta arrivati sul posto abbiamo preparato il defibrillatore e aiutato alternandoci al padre con il massaggio cardiaco. Una volta attivato, il defibrillatore ha effettuato una verifica del ritmo cardiaco trovandolo “defibrillabile” e ha erogato la scarica salvifica, perché a seguito di questa scarica la ragazza si è ripresa. Con un respiro affannoso ma era di nuovo cosciente e respirava».

In quel mentre è arrivato anche l’elicottero del 118, decollato dall’elibase di Bergamo, e allertato dalla centrale Soreu alpina a seguito della chiamata al numero unico da uno dei presenti alla scena. L’equipaggio sanitario è stato sbarcato in quota, il medico ha raggiunto la giovane, alla quale sono state applicate le procedure del caso. Una volta stabilizzate le sue condizioni è stata caricata sul velivolo e trasportata al «Papa Giovanni» di Bergamo per le cure del caso, ricoverata in condizioni serie, ma stabili, mentre i genitori della donna sono stati accompagnati a valle dai volontari.

© RIPRODUZIONE RISERVATA