Atalanta-Brescia non è mai una partita normale. Ecco la storia delle tante rovesciate del derby (più quella di Gritti)

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E’ tutto un attimo. La palla che arriva, l’idea che ti passa per il cervello, le gambe che scattano quasi a farti volare e ti ritrovi sottosopra a guardare lei, la palla, che gonfia la rete. E poi solo il delirio, la gloria, la sensazione di avere fatto più che un goal, ma qualcosa che rimane: la rovesciata. Quella di Carletto Parola in Fiorentina-Juventus a spazzare l’area (sì, era un’azione difensiva) è finita nientemeno che sulle figurine Panini a garanzia di immortalità: quella di Riccardone Zampagna al Brescia è invece nel cuore di tutti i tifosi nerazzurri e funziona più di qualsivoglia figurina. Ecco, questa è una storia che sfida la gravità, l’alto e il basso, di gesti atletici sospesi tra il successo e un tonfo clamoroso. Di gente che osa e che a volte vince. Se centra la porta, beninteso. Sabato 29 aprile 2006, l’ultima volta che le Rondinelle hanno volato a Bergamo. Basso, considerato il 2-0 finale per la banda Colantuono che, il turno successivo vince 2-1 a Catanzaro e riporta i colori nerazzurri in A dopo una sola stagione d’assenza. Un campionato vinto abbastanza tranquillamente, con 3 punti di vantaggio sul Catania, 5 sul Torino e 12 sul Mantova, ma con tanti scivoloni, ben 9, più di ogni altra squadra da quartieri alti: Brescia, Catania, Arezzo (dove becchiamo il gol da Raimondi), Mantova, Crotone (col Gasp in panchina), Piacenza, solo per citarne alcuni. Ma la squadra c’è, con gente come Rivalta, Loria, Zampagna, Ventola (un lusso per la categoria), Ariatti, Bombardini, Lazzari, Marcolini, Defendi, Migliaccio.