Caudano è ancora nella fase 1. È maggio, e pensa a Gasp: «Quest’anno, almeno, sarà impossibile rischiare di perderlo»

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M aggio a Jesi certi giorni si imbroncia che neanche ottobre. Certi altri è un tripudio di sole e cielo bellissimo. Il professor Caudano celiando con se stesso si è detto che lui è ancora alla fase uno. E che forse tutta la sua vita è stata una fase uno: esce poco, il poco necessario per la spesa. E non ha più neppure la scuola. Così come dentro casa non ha più il calcio. L’anno scorso, maggio fu febbrile. Lo ricorda bene, il buon Elvio. Il quindici si è rivissuto la trasferta a Roma quasi minuto per minuto, perché troppo gli è rimasta in cuore, come una spina. Il viaggio in treno, tutta quell’acqua sul pomeriggio che aveva sognato di gioia e di incontri con tifosi atalantini per strada (non li avrebbe mai fermati, no: ma si sarebbe sentito come uno che in terra d’infedeli incontra dei correligionari, e gli si sarebbe aperto il cuore). Poi, l’ingresso all’Olimpico, la lunga attesa, la delusione maturata piano piano: l’Atalanta del Gasp un po’ emozionata e un po’ intimorita, forse anche un po’ intimidita dalle maniere forti degli avversari. Il goal su calcio piazzato alla fine, poi il raddoppio in contropiede, la sua uscita immediata, dolente, solitaria. Ma, poi, maggio 2019 fu la vittoria sul Genoa, il pareggio a tarallucci e vino contro la Juventus e la notte della qualificazione in Champions, non senza lo spavento del vantaggio del Sassuolo. Dolci ricordi, in fondo. Anche perché, poi, la Champions è iniziata male, ma, dal secondo tempo della terza partita, si è incredibilmente raddrizzata, aprendosi a scenari incredibili. Peccato che questo maggio 2020 sia senza calcio, con tutto sospeso e ancora incerte le sorti di un’eventuale ripresa.