Caudano e il «carpe diem». Un colloquio sull’oggi e uno sguardo al domani del calcio: ma che brutta ripartenza

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L’ avvocato Bianchi è una bella signora che abita nello stesso palazzo del professor Caudano e che per il professor Caudano prova una certa stima. Sposata, due figlie adolescenti, l’avvocato Bianchi, quando incontra il professor Caudano volentieri scambia quattro parole, se capisce che lui non è di fretta, ed è dell’umore. Le piace intrattenersi con quell’umbratile ma gentile vicino di casa perché anche lei ha formazione classica e - dice - nel suo ambiente (diritto del lavoro) non sono molte le persone che amino parlare di altro che di questioni giuridiche. Sono le diciotto e trenta di venerdì, lei arriva dal lavoro e il buon Elvio dal supermercato. Mascherina entrambi. Maggio sta elargendo l’ultimo scorcio di una giornata splendida, ma l’avvocato Bianchi è piuttosto giù di morale. Caudano, lui, dietro le sue lenti e la sua pinguedine, sembra sempre identico a se stesso: mai euforico, mai abbattuto. L’avvocato ha bisogno di sfogarsi e non le par vero d’essere incappata nel più mite degli interlocutori. «Caro professore, come va? È un po’ che non la vedo! D’altronde, o si lavora o si sta tappati in casa... Per non dire che tanti da casa ci lavorano. Beh, non io che devo andare per forza in ufficio. Si figuri, lavoriamo sulle casse integrazioni, sicché... Ma lei? Fa scuola con il computer?». «Diciamo così», replica Caudano, e sorride il suo sorriso timido e indifeso.