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Quella volta a Empoli in fuga dalle lumache

IL PRECEDENTE Nel 1982, in serie C1 l’Atalanta va in Toscana ma il terreno di gioco è invaso dalle «chiocciole». Trasloco obbligato in un campetto, partitaccia e tutti infuriati. Bortolotti su L’Eco: «Noi le lumache ce le mangiamo».

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Lo stadio Castellani di Empoli

La serie C1. Squadre sconosciute, tifoserie ostili, ambienti caldi e tranelli ad ogni partita. Terzinacci arcigni a fine carriera che non fanno distinzione tra gamba e palla (meglio la seconda, ma nemmeno la prima è da disdegnare, alla bisogna…), partite da maglia sempre sudata e qualche nobile decaduta con la quale condividere il destino. Ah, e le lumache... Trattasi di gasteropodi terrestri polmonati: non tesserati, ma capaci di mandare quasi a gambe all’aria quella che doveva essere una promozione annunciata, e che invece si rivelerà più faticosa del previsto.

Campionato 1981-82, onore ai 6. sugli spalti del Comunale per la prima di C1 girone A col Treviso. Un colpo basso, solo due anni prima lo stadio era strapieno per l’ultima di Atalanta-Lanerossi Vicenza: chi perde va giù in B. Ci finiscono entrambe perché il Bologna recupera incredibilmente (vabbè, diciamo così…) 2 reti ad un Perugia che finisce secondo ed imbattuto dietro il Milan della stella. Tempo due campionati e l’Atalanta riesce a fare pure peggio: prima manca il ritorno in serie A e quello dopo finisce addirittura in serie C1, sempre in tandem con i berici. Per la prima (e contiamo unica) volta nella sua storia.

A centrare l’immediata risalita viene chiamato Ottavio Bianchi, ma quella che doveva essere quasi una formalità si rivela una mezza impresa. Nel girone ci sono nobili decadute come il Vicenza e il Monza, ma anche Padova e Modena, per non dire della Triestina. Brutti clienti, insomma. Per non parlare poi delle squadre in C da una vita, quelle che prima di farti passare ti fanno morire: basti pensare che l’Atalanta lascia 3 dei 4 punti disponibili al Trento, non proprio l’Ajax… E poi c’erano loro, i soli toscani del girone, l’Empoli. All’andata la risolve Lino Mutti al 90° e negli spogliatoi volano legnate da saloon, al ritorno i biancazzurri di casa sono penultimi e si giocano il tutto per tutto. In panchina è arrivato il bergamasco (di Botta di Sedrina) Giampiero Vitali, in campo scendono loro, gli animaletti. Di che si trattasse, in verità, non si è mai saputo: la gamma delle possibili attribuzioni va dalle suddette lumache ad un generico “insetti parassiti vari”. La sola certezza è che si decide per una disinfestazione pesante del campo, nonostante tra pausa e trasferte l’Empoli non avrebbe toccato l’erba per le tre settimane a venire.

Si va in campo neutro, considerato che le alternative in zona non mancano? Col cavolo, si gioca al sussidiario. Trattasi di indecente terreno in terra battuta adiacente allo stadio, persino più lungo di quello ufficiale, ma inadatto ad una partita di C1. Soprattutto per una squadra comunque tecnica come l’Atalanta. Si gioca il 28 marzo davanti a 1.500 spettatori in tribune che ne possono sopportare 600 ad andare bene, e succede di tutto. Nelle note del tabellino del giorno dopo c’è un meraviglioso “terreno senza erba”: in campo volano petardi, il pubblico è letteralmente addosso ai giocatori. Morale, dopo mezzora l’Empoli è avanti 2-0. Nella ripresa ci pensano Magnocavallo e Snidaro quasi allo scadere a raddrizzare la baracca. Alla fine l’Atalanta torna in B e l’Empoli si salva per un punto. E le lumache? “A Bergamo le mangiamo, se non sbaglio…” la sintesi dell’indimenticabile presidente Cesare Bortolotti.