Tra Juventus e Atalanta c’è... Luciano Bodini. Quando Zoff gli chiese: «Chi sei, un raccattapalle?»

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L uciano Bodini è il calcio che ci manca. Quello delle maglie da portiere grigio chiaro, o comunque tinta unita, con il colletto bianconero rotondo, essenziale e pulito. Quello dove se andavi alla Juventus e facevi il portiere avevi solo un posto possibile: la panchina. Perché tra i pali c’era quel monumento di Dino Zoff, un cannibale che non mollava la porta manco a sparargli, come potrebbe ben raccontare gente come Massimo Piloni o Giancarlo Alessandrelli. Ma a Torino Bodini ci è andato che Zoff aveva 37 anni suonati, il che poteva far ben sperare in un possibile passaggio di consegne: ma nessuno poteva immaginare che il friulano a) avrebbe giocato fino a 41 anni suonati b) avrebbe pure vinto un Mondiale. Bodini è bresciano, di Leno. A tredici anni fa un provino all’Atalanta che in realtà vorrebbe il fratello, mezzala. Il padre taglia corto: “Se volete lui vi prendete pure il portiere”. Punto. E finisce così, anche se della mezzala si perdono le tracce. Luciano invece è gran bravo, nel 1971 è tra i protagonisti della formazione “Allievi”, l’anno dopo a 18 anni non ancora compiuti si ritrova in panchina in serie A. Si fa male Pianta e lui fa il dodicesimo di Rigamonti, a Napoli. L’Atalanta perde 2-1, in porta per gli azzurri c’è Zoff che lo vede e gli chiede se è un raccattapalle. Segno del destino? Probabile. Anche perché, dopo aver giocato il Viareggio, Bodini si ritrova ancora a fare il dodicesimo dei grandi, questa volta a Pianta perché si è fatto male Rigamonti. Stavolta però si gioca a Bergamo: con la Juventus, sempre restando in tema.