Ecco il mio autografo di Cabrini , «strappato» davanti al Balzer

La tifosa Francesca Piccinelli racconta come incontrò il suo idolo proprio subito dopo l’unico gol segnato dal «bell’Antonio» nella sua stagione atalantina che lo proiettò verso una luminosa carriera tra Juventus, Nazionale e Mondiali 1982

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M e lo ricordo come fosse ieri, era il 9 febbraio 1976. Io Cabrini lo seguivo da sempre, lo adoravo proprio. D’altronde basta guardarlo in foto per capire. Adesso ho la mia età, e vi dico la verità: lo trovo ancora bellissimo. Lui, ho controllato perché adesso la memoria mi fa difetto, veniva dalla Cremonese. E quell’anno, con Cadè in panchina in serie B, esordì da titolare.

Che bello che era, Antonio Cabrini. Poi, arrivò quel giorno, quella domenica in cui contro il Piacenza Cabrini fece il suo gol e fece vincere l’Atalanta. Due giorni dopo, nemmeno a farlo apposta, cosa ti succede? Che lo incontro sul Sentierone! Ricordo che avevo attraversato la strada all’altezza del teatro Donizetti, e vedo uscire dal Balzer alcuni giovanotti, uno più bello dell’altro. Però tra loro mi sembrò di riconoscere una testa tutta ricci, e quel sorriso…

Attraversai di corsa la strada e il Sentierone. Era lui, e fu gentilissimo. Io ero gelata dall’emozione, e non riuscii nemmeno a chiedergli di farmi una dedica. “Antonio, mi fai un autografo”? Gli dissi così, senza presentarmi, senza niente. Oggi gli avrei lasciato anche il numero di telefono, ma all’epoca… Trovai nella borsetta un pezzetto di carta mezzo stropicciato, la penna se la fece prestare dalla cassiera del Balzer e mi regalò un suo ricordo.

Da allora l’ho sempre seguito, sia nei lunghissimi anni alla Juventus sia nella Nazionale, e tifavo soprattutto per lui quando abbiamo vinto il Mondiale, nel 1982. Peccato che da allenatore non abbia avuto grandi fortune, ma resta sempre un bell’Antonio, quando mi capita di vederlo in tv.

Guarda qui la puntata di Sfide sui Mondiali del 1982: si parla anche di Antonio Cabrini.