«Un libro sulla serie C: l’anno più brutto, ma per me il più bello»

Andrea Arnoldi racconta la sua passione per l’Atalanta, «cementata» nella stagione più «bassa» della storia nerazzurra. «E ora vedo quella stessa gioia negli occhi di mio figlio di 8 anni. Lui per l’Europa, io per la trasferta di Rho»

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A questo libro sono molto affezionato, per un semplice motivo. Perché quella stagione, l’81-82 poteva essere per un bambino di 9 anni un «trauma». I miei primi ricordi risalgono alla stagione 76-77 terminata con gli spareggi di Genova e Bologna. Per tutti sono gli spareggi di Genova, ma a me quell’esodo fu vietato (anche giustamente) perché troppo piccolo. Così, dopo aver «tenuto il muso» a mio papà tornato da Genova per tre giorni riuscii a «conquistare» Atalanta - Pescara a Bologna. Che gioia! E anche la prima bandiera compratami. Poi ci fu la gioia per il primo campionato di A, la delusione per la retrocessione in B, ma l’altro ricordo «forte» che ho è la retrocessione in serie C. Quel maledetto giorno col Genoa non c’ero perché al mare con mamma, ma ricordo che quando papà al telefono mi disse il risultato mi misi a piangere. La stagione 81-82 quindi poteva essere uno spartiacque...

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Tifare una squadra di Serie C? Nessun dubbio fin da subito. Abbonamento e la prima partita col Treviso in curva sotto la pioggia. Benevelli in porta, Vavassori dietro, Magrin in mezzo e Mutti come bomber erano i punti di forza, ma ricordo ancora tutti i comprimari, dal giovane Filisetti a Foscarini e De Bernardi. Sfogliando questo libro rivivo ancora nella mente tutte le partite di quel campionato. Ricordo ancora episodi delle partite viste dal vivo. Tutte quelle in casa e alcune trasferte fatte. Monza, Padova, ma quella che ricordo meglio di tutte Rho. Avete presente Rho? Squadra già retrocessa loro, promossi matematicamente noi. Perso 1-0, ma quello che ricordo io è il clima di festa dei tantissimi bergamaschi al seguito. Mi sa che quell’incasso se lo ricordano ancora.

Quella che sulla carta poteva essere una stagione che allontanava il piccolo tifoso divenne magicamente la stagione del FOLLE AMORE. E se un tifoso fortifica la sua fede in una stagione simile cosa può temere?

Questi sono anni magici. Per i grandi risultati sportivi, per il grande gioco e personalmente perché li vivo allo stadio con mio figlio di 8 anni. Ogni gol è un abbraccio di gioia incontenibile. Vedo nei suoi occhi la felicità che c’era nei miei quasi 40 anni fa. A lui ogni tanto lo dico, sei più fortunato di me. Hai visto solo la serie A ed hai già visto l’Atalanta in Coppa. Quando io ero piccolo...

Ma sono certo che la passione che ho rafforzato in quegli anni «duri». L’ho trasmessa con tutto l’entusiasmo a lui. Ed è talmente forte che «influenza» anche tutte le persone che conosco. C’è chi condivide, chi capisce, chi magari pensa che sia scemo, ma è una cosa che non puoi capire se non ci sei dentro. Perché ogni volta che ci si incammina verso lo stadio e si prende posto al proprio gradone per qualche ora dimentichi tutto e sei al centro del mondo.

FORZA ATALANTA