Caudano tormentato verso Atalanta-Milan e la scuola che si riavvicina. Poi, una pizza regalata gli ridona il sorriso

storia.

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A rriva il Milan. Tanti pensieri nella mente del tifoso sentimentale professor Caudano. È venerdì pomeriggio ed è uscito, sul tardi per una passeggiata, ovviamente solitaria. La scuola incombe, indesiderata. E lui fino a pochi anni fa ha lavorato volentieri. Ma ora… La vicenda dello scrutinio e poi delle mail alla preside lo hanno definitivamente disgustato. Lo pervade l’acre sensazione di dover solo reggere fino al pensionamento, in un ambiente in cui non si riconosce più.

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Il tarlo di aver sprecato l’estate pochissimo muovendosi e limitandosi a stare in casa a leggere, lo sfiora. Perché la corsa precipite degli anni detta alla sua mente una semplicissima domanda: per quanto tempo ancora non muoversi sarà una scelta e non un obbligo? E allora, finché può, non gli converrebbe andare in giro, vedere un poco di mondo, godersi quel po’ che gli resta da godere (e qui, implacabile, la stessa mente elabora un’immagine delle possibili gioie nella vita di un uomo come un cono posto in orizzontale: a sinistra, alla base, la giovinezza, con tutte le sue potenzialità; poi, un progressivo restringersi, fino all’ultimo bicchier d’acqua, all’ultima pezzuola sulla fronte in un pomeriggio d’ospedale, adagiata dalle mani ceree di una suora - Caudano forse non sa che le suore quasi non esistono più…)? Pensieri molesti. Ma con il Milan a Bergamo non va molto meglio.