Caudano torna a scuola. Un tema, le goleade dell’Atalanta e le parole di una ragazza che squarciano la mattina

storia.

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R ientrare a scuola dopo la convalescenza in un lunedì di cielo grigissimo ma rischiarato da otto gol all’attivo e con il record di sempre in Serie A di sette giocatori mandati in rete in un’unica partita, per il professor Caudano è stato più facile di quanto potesse prevedere. Certo, il suo umbratile carattere fino all’ultimo lo ha fatto vacillare tra la gioia di riprendere la vita consueta, l’implacabile lucidità di vedere i limiti, di quella stessa vita, e la necessità di guardarla con bonomìa, per non soccombere. In ogni caso, rientrare a scuola e rivedere i ragazzi gli ha dato gioia. La gioia umile di chi ritrova un mestiere che nonostante tutto ama e nel quale, di nuovo nonostante tutto, gli riesce di ravvisare un’utilità. Peccato che, arrivato in quarta, alla quinta ora, gli sia accaduta una cosa per lui impensabile: senza ricordarsi che cosa aveva programmato prima di Natale e dell’intervento chirurgico, ha trovato i ragazzi con i banchi separati, nell’inconfondibile schieramento da verifica. Trattavasi di un tema, come è stato subito chiarito. Il buon Elvio ha avuto un attimo di panico, probabilmente notato dai ragazzi, o comunque da loro congetturato quando l’insegnante non ha distribuito la consueta traccia fotocopiata, ma ne ha dettata una improvvisata. Naturalmente, non poteva trattarsi di un’analisi del testo o di un complicato titolo di letteratura. Caudano ha pensato che la traccia che stava per dettare sarebbe risultata piuttosto facile, ma che, siccome il colpevole della dimenticanza era lui, i ragazzi avevano il diritto di trarne un vantaggio.