Il prof. Caudano e la cena con l’ex alunno. Riflessioni sulla vita, il successo, la solitudine. E la vittoria della vigilia

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L unedì dell’Angelo, la cosiddetta Pasquetta. Sera tardi. Il professor Caudano ha benedetto i tre punti arrivati dalla sfida del Sabato Santo contro l’Udinese: in caso contrario, gli sarebbero andati di traverso uovo e colomba, sicuro. Così, invece, la Pasqua è stata laicamente e calcisticamente serena. Il volatone finale di dieci partite, iniziato dopo l’ultima pausa per le Nazionali, vede l’Atalanta partire bene. In realtà, un po’ di paura, sul 3-2 l’ha avuta. Mancavano venti minuti e Gasp gli è parso vagamente cervellotico nel gestire le sostituzioni. Ridisegnava la squadra, i telecronisti sembravano capirci poco e il buon Elvio ci si raccapezzava ancor meno, lui sentimentale ed esteta, non certo tattico o stratega. Quando, però, il triplice fischio è arrivato, e i rischi corsi da Gollini erano stati pressoché nulli (anzi, un paio erano stati arrecati semmai al suo dirimpettaio…), la vittoria ha rasserenato il professore, che, classifica alla mano, ha sentito insorgergli una riflessione pro Gasperini, guarda caso: “A conti fatti”, ha sussurrato, “quell’omino coi capelli grigi è ancora terzo in classifica e da dicembre non ha il Papu, e da luglio non ha mai davvero riavuto il miglior Ilicic, se non a sprazzi imprevedibili e abbastanza effimeri”. Insomma, il meccanismo ha perso uno dei suoi due pezzi preziosi e ha l’altro non più (o non ancora, Caudano vorrebbe credere) al meglio, eppure quasi nessuno se n’è accorto. Men che meno, il meccanismo stesso, che continua a funzionare in maniera notevolmente positiva, ed è lì, a giocarsi due obiettivi di prestigio assoluto: la finale di coppa e il posto in Champions. Questo il pensiero che, in campo calcistico, ha accompagnato il professor Caudano verso la Pasqua. Ma ora è Pasquetta. È sera tardi e il professor Caudano è reduce da una sorta di shock emotivo che cerca di assorbire stando a occhi chiusi abbandonato sul divano, nel buio.