Il prof. Caudano e quegli studenti che hanno bisogno di compiti più facili. Il contrario dell’Atalanta

storia.

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R iunione di dipartimento. Caudano, zitto. Non riusciva neppure da giovane: figurarsi se da vecchio può o vuole inserirsi nelle convulse discussioni delle colleghe, sempre pronte a entusiasmarsi per ogni novità, che sia semplicemente di nome e di facciata o che abbia qualche ricaduta pratica (beninteso, non sulla didattica ma sul suo contorno in cui la scuola si annacqua e si sfuoca). Poi, non importa se le novità in un paio d’anni tramontano, se non se ne sente più parlare o se si inabissano nel nulla: altre verranno, per altre si leveranno gridolini di gioia. In verità, una volta Caudano intervenne. Era tanti anni fa. Disse il suo parere pacatamente contrario a quello dominante e poi, nei giorni successivi, andò a controllare se fosse stato verbalizzato. Neanche l’ombra. Come del voto di Ciccio Tumeo, organista, al plebiscito di domenica 20 ottobre 1860 a Donnfugata, nel racconto di Tomasi di Lampedusa. Lui si espresse contro l’unione al Regno di Sardegna; allo scrutinio, di “NO” non ne risultò nessuno. L’autore del Gattopardo fa risalire anche a quella verità negata, a quella manciata di voti cancellata dei pochi Ciccio Timeo sparsi per il Regno delle due Sicilie, una certa neghittosità meridionale, la mai piena convinta adesione del Sud alla nascente Italia. Ciccio Tumeo smise di credere al nuovo Regno quando ancora doveva vedere le luce; Caudano smise di credere, se mai vi aveva creduto, alle riunioni di dipartimento quando ancora doveva invecchiare. Così, ora tace. In principio non ha la spudoratezza di usare l’iPad per leggere di Atalanta.