Bergamo celebra Pepi Merisio
Nelle sue foto il coraggio della bellezza

«Guardami» è il titolo della grande antologica di Pepi Merisio che si apre mercoledì 8 maggio alle ore 18 al Museo della Fotografia «Sestini», e che rimarrà aperta fino a domenica 1 settembre.

Festeggiano per l’ occasione Pepi Merisio, e la sua lunga carriera, anche colleghi, amici tante persone che hanno avuto il grande piacere di condividere la passione della fotografia con lui, a partire da Denis Curti, che ha scritto l’ introduzione al catalogo della mostra: «Quello che mi colpisce è la sua capacità di raccontare, come uno sciamano contemporaneo, che andava in giro con la sua macchina fotografica con la quale ha saputo cogliere situazioni incredibili. Mi ha sempre commosso la sua capacità di concentrarsi fortemente sul presente; Merisio è rimasto fedele a una fotografia tradizionale e contemporanea intesa proprio come “del suo tempo”».

Tante parole di stima Parole di stima anche da amici e colleghi della sua generazione che hanno condiviso con lui il mondo dei Circoli e il periodo d’ oro del fotogiornalismo, come Alfonso Modonesi, bergamasco, suo grandissimo amico: «Pepi l’ ho conosciuto nel 1960, quando faceva parte del Circolo Fotografico Bergamasco: erano tutti dilettanti, in quel periodo però in Italia i circoli dettavano l’ estetica della fotografia, Berengo Gardin faceva parte del Circolo La Gondola, Mario Giacomelli del Circolo di Senigallia. Alcuni di questi amici, allora fotografi dilettanti, sono diventati poi professionisti, e uno dei primi è stato proprio Pepi, che nel 1973 è entrato a far parte dello staff di “Epoca”. Già allora era considerato tra i dilettanti più bravi in Italia. Ci conosciamo da 60 anni ed è uno dei miei migliori amici, e in quel periodo è stato il mio maestro; siamo usciti molte volte a fotografare insieme e mi rendevo conto non solo di come doveva essere impostata una fotografia, ma imparavo anche come avvicinare la gente dal punto di vista umano».

Accento sulla sua umanità anche nelle parole di un altro grande fotoreporter, Gianni Berengo Gardin: «Pepi è un grandissimo amico, abbiamo iniziato insieme, nello stesso periodo, da lui ho imparato molto, soprattutto dal suo modo di raccontare la civiltà contadina». Nelle parole di Ferdinando Scianna «Pepi ha come fotografo la passione, il coraggio della bellezza. Sono belle le sue fotografie. Limpide, ordinate. Cercano forme belle per cose viste e sentite come belle. Una bellezza nostalgica, si direbbe, come se, quasi incoscientemente, il fotografo avesse nel farle il sentimento della fragilità del mondo che ha amato. Come se guardando quella vita, quei volti, quelle luci, quei paesaggi li mettesse già nella prospettiva della memoria».

«Grandissimo autore» Splendide parole anche da parte di Maurizio Galimberti, che proprio questa settimana espone insieme al figlio Giorgio al Maggio Fotografia di Dalmine: «Un grandissimo autore, un maestro della fotografia italiana, un grande neorealista. Le sue immagini sono straordinarie, è un Ermanno Olmi della fotografia. Ha raccontato un’ epoca, un mondo che non c’ è più, ha realizzato foto che sono irripetibili proprio perché il mondo è cambiato. Ed è riuscito a raccontare il pathos di ogni istante che ha ripreso». Conclude Nino Migliori, che inaugurerà la sua mostra «Forme del vero» ad Astino il prossimo 17 maggio: «Si può dire che Bergamo stia diventando la città della fotografia. Ed è un vero piacere sapere che la mia mostra sarà in contemporanea a quella di Pepi, grande fotografo, caro amico di una vita, che da sempre stimo e con il quale abbiamo condiviso entusiasmo e passione».

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