Il cammino lungo 14 anni di un pellegrino in mille chiese

Settimana della cultura. Il 20 aprile, all’oratorio di Tagliuno, il racconto del percorso a piedi di Ezio Marini, iniziato nel 2004 a Rota Dentro e durato 14 anni. «Il vero tesoro sono state le persone incontrate».

Mille chiese sono solo una cifra approssimativa di un pellegrinaggio del tutto particolare: quello che in un arco temporale di ben 14 anni ha portato Ezio Marini a raggiungere, a piedi, tutte le chiese della provincia di Bergamo, oltre ad alcune di quelle confinanti. A Tagliuno l’appuntamento «Un pellegrino in mille chiese», organizzato per giovedì 20 aprile alle 20 30 (oratorio di Tagliuno, via Alfieri 6) in occasione della Settimana della Cultura 2023, sarà un viaggio nel viaggio, un racconto alternato da musica, letture e fotografie di un cammino cominciato nel 2004 e terminato nel 2018: «Io mi ritengo un pellegrino a tutti gli effetti – spiega Marini, 72 anni, insegnante di religione in pensione – nonostante io abbia voluto fare qualcosa di diverso dai cammini più noti. Anche perché allora lavoravo ancora, per cui avevo a disposizione soprattutto i finesettimana e le vacanze».

Punto di partenza – al mattino – e di arrivo – la sera – era sempre casa, le mete erano chiese sempre diverse, scelte grazie ad una complessa pianificazione, cartina alla mano: «Studiavo sulla mappa – spiega Marini – un itinerario che mi permettesse, seguendo un giro ad anello, di visitare un piccolo gruppo di chiese, in una valle o in un quadrilatero della pianura, e di tornare poi alla mia auto. Pian piano sono riuscito a toccare tutti gli angoli della provincia, e posso con sicurezza dire di aver raggiunto tutte le chiese, chiesette e santuari presenti sul territorio, spesso poco conosciuti ma che costituiscono un preziosissimo patrimonio di storia, arte e tradizioni».

Il viaggio è cominciato una mattina d’estate del 2004 lungo un sentiero di Rota Dentro, in Valle Imagna, dove Marini passa le vacanze, per poi estendersi sempre più: «Non ho escluso nessuna chiesa, da Foppolo fino ai confini con il cremonese passando per la città di Bergamo che, da sola, ne contiene quasi cento. In alcuni casi sono sconfinato nelle province vicine, a cavallo del fiume Oglio, della Franciacorta, del milanese, lecchese e lodigiano».

«Camminavo da solo – racconta –, ma la compagnia la trovavo lungo il cammino o a destinazione, e ogni volta che mi sono trovato in difficoltà l’aiuto non mi è mai mancato. Sono nati così incontri bellissimi».

Il pellegrinaggio di Ezio Marini ha avuto come obiettivo gli edifici sacri, ma il vero tesoro sono state le persone incontrate lungo la strada. «Camminavo da solo – racconta –, ma la compagnia la trovavo lungo il cammino o a destinazione, e ogni volta che mi sono trovato in difficoltà l’aiuto non mi è mai mancato. Sono nati così incontri bellissimi. Ho trovato molte chiesette chiuse, purtroppo, così ad Alino la custode Anna con il suo bambino sono scesi di casa con la chiave per aprirmi e mostrarmi con passione l’edificio. Ho pregato con altre persone, ci sono parroci che mi hanno invitato a pranzo, sagrestani impegnati a spiegarmi la storia di un quadro. La sensazione più commovente è stata proprio quella di sentirmi a casa ovunque. Sono capitato nel bel mezzo di funerali, matrimoni, momenti comunitari nelle varie parrocchie». Tanti gli episodi significativi: «Ricordo in particolare il cammino verso Foppolo, in cui mi ero un po’ perso, quando ad un certo punto lungo il sentiero ho visto scendere un’intera famiglia: mi hanno dato indicazioni ma evidentemente mi hanno visto perplesso, così hanno deciso di cancellare i loro programmi della giornata, di risalire con me in paese e di offrirmi un caffè in casa loro. Mi hanno ben più che indicato la strada, mi hanno letteralmente accompagnato. Salvatore e Maria con i figli Mattia e Francesca: sono nomi che non dimenticherò. Oppure ricordo quella volta a Bordogna, verso Baresi e Roncobello, in cui a spiegarmi la strada è stata una persona non vedente, o quella in cui sono rimasto chiuso in una chiesa per qualche ora. Cos’è per me la Cultura? Coltivare un incontro che arricchisce».

A supportare l’organizzazione della serata don Luciano Manenti, Rettore delle Scuole dell’Opera Sant’Alessandro e negli ultimi anni collaboratore pastorale a Tagliuno. «Questa esperienza andava raccontata – spiega don Manenti – innanzitutto perché è particolare, originale e ricca. E poi perché credo sia replicabile, in un’epoca in cui l’esperienza del pellegrinaggio raccoglie sempre più interesse. Metteremo in luce gli aspetti tecnici di questo cammino e quelli umani – tra cui l’accoglienza –, le caratteristiche dei percorsi e la rete delle chiese sul territorio, le persone incontrate lungo la strada».

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