L’amico di Christo a Sarnico
«Con lui relazioni autentiche»

È sempre sembrato un po’ brusco, Christo. Poco avvezzo alle folle, poco incline a lasciarsi andare in mezzo ai più. «E invece non era così. Sul lago ha coltivato rapporti autentici, che durano ancora dopo quattro anni. Semplicemente, non amava tutte quelle occasioni formali in cui era costretto a stare solo per etichetta».

Giuseppe Faccanoni, di Sarnico, presidente della Navigazione, è stato uno dei pochi lacustri a godere dell’amicizia e della stima di Christo. «Ci ho parlato l’ultima volta un mesetto fa, stava benone. Parlare con lui non era semplice. Non aveva il cellulare. Bisognava quindi chiamare il nipote, Vladimir, e farselo passare. Al telefono c’eravamo dati appuntamento a Parigi».

Già, Parigi: Christo aveva in mente di impacchettare l’Arco di Trionfo. Non ha fatto in tempo. «Mi diceva sempre che la burocrazia con cui si è scontrato in Italia non l’aveva mai trovata in nessun Paese al mondo. Ma era talmente soddisfatto di The Floating Piers che diceva l’avrebbe rifatta il giorno dopo la chiusura». Faccanoni e Christo si sentivano regolarmente: «Quando era in Italia siamo stati spesso a cena insieme: amava mangiare una caprese a modo suo, tutta pomodori e cipolle. A casa mia invece voleva gli cucinassi l’amatriciana. Sono stato anche nel suo atelier di New York: lavorava solo in piedi, non c’era nemmeno una sedia. Non ho mai conosciuto una persona così vitale e piena di energia».

Pieno di energia, a 80 anni suonati. «Le prime volte che ci siamo incontrati ripeteva che voleva assolutamente realizzare The Floating Piers, e voleva farlo in massimo due anni. Era come se avesse un presagio».

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