Carofiglio rispolvera
l’avvocato Gurrieri

Il tempo che passa e trasforma. Rivedere i compagni di liceo e trovarli trasformati in signori grassi e calvi. Ritrovare una fidanzata degli anni immediatamente successivi alla laurea e rendersi conto che, l’avessi incontrata per strada, non l’avresti riconosciuta.

Eppure, una lunga, difficile, intricata vicenda processuale farà riaffiorare, gradualmente, per riemersioni involontarie, quella ragazza con cui si è vissuta una relazione, quel passato che pareva scomparso. L’ultimo romanzo di Gianrico Carofiglio, «La misura del tempo» (Einaudi, pp. 281, euro 18), segna il ritorno, dopo tanti libri extra-Guido Guerrieri, dell’avvocato protagonista dei primi titoli dello scrittore barese: quelli che, allora editi nei «blu» Sellerio, lo hanno imposto all’attenzione (da «Testimone inconsapevole», a «Le perfezioni provvisorie»). Un protagonista, Guido, molto «cerebrale», specialmente adatto, come tutti i protagonisti di Carofiglio, a rappresentare/analizzare le diverse cittadinanze e conflittualità interiori allignanti nella stessa persona; e tuttavia costretto, per dovere professionale, a mescolarsi con la vita agìta, la battaglia dibattimentale, la dura concretezza e angolosità del reale. Il libro, parimenti, viaggia su due binari principali, continuamente intrecciantisi e mescolantisi: il misurarsi con l’implacabile fluire del tempo (tempus fugit, hora ruit…), con il bambino, ragazzo, giovane uomo che si è stati, tema cardine, pressoché imprescindibile, della produzione dello scrittore (particolarmente sintomantica, la resuscitazione degli anni del liceo ne «Il bordo vertiginoso delle cose»).

L’accorgersi sempre meno dissimulabile del fatto che si diventa vecchi (qui Guerrieri dovrebbe avere 52 anni), tanto meno dissimulabile, e altrettanto significativo, se misurato su volto, aspetto, vita degli altri che sono entrati nella tua, di vita. E, insieme, la tormentata, difficile vicenda processuale di Iacopo Cardace, figlio venticinquenne della ex fidanzata di Guido, Lorenza, che a lui ne affida la difesa. Un processo per omicidio in cui tutto sembra, all’inizio, giocare contro: una slavina di indizi di colpevolezza. La specificità del racconto di Carofiglio, ovvio, è la competenza anche tecnica, concreta, maturata negli studi e nell’esperienza di decenni, dell’ex magistrato: un serbatoio ricchissimo, che fa la differenza rispetto a giallisti, in questo senso, assai meno attrezzati e più amatoriali.

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