Tuffo in barba ai divieti
nel deserto del lungolago

Lago giù di tono, piatto e gabbiani che volteggiano quasi a sfiorarlo. Intorno il silenzio surreale di un lungolago Carlo Riva quasi spettrale in una giornata soleggiata di primavera. Sono le 11,30 della mattinata di sabato 4 aprile a Sarnico.

Contrade e vie dello shopping deserte, niente folla, aperitivi o passeggiate. Vince un diktat categorico per tutti: restate a casa e nessuno incontri nessuno, imperativi per il momento raccolti e messi in pratica a conferma di una consapevolezza necessaria per evitare rischi e contagi. Ma all’improvviso, ecco l’incredibile pezzo da scrivere che il cronista mai si sarebbe aspettato e che capita a poche decine di metri del pontile di ormeggio dei battelli di navigazione Lago d’Iseo. Ecco tagliare il lungolago un giovane poco più che ventenne in pantaloncini, salvietta e ciabatte, accompagnato dal suo cane. Posa la salvietta, si sveste con fare quasi liturgico e voilà, avanti con il «battesimo» dell’anno, primo tuffo primaverile.

«L’acqua non è poi così fredda, pensavo peggio», ha commentato il giovane, incurante dell’azzardo in una zona presidiata con continuità da carabinieri e agenti di polizia locale a caccia di furbetti in transito con le autovetture. Per il giovane un doppio tuffo, una ventina di bracciate, poi il ritorno sulla terraferma. Un tuffo inaspettato a dir poco anticonvenzionale quello del bagnante, per chi ci abita e apprezza il lago solitamente il primo tuffo scatta verso fine maggio. Ai tempi del Covid-19, con le persone in coda con le mascherine all’ingresso di supermercati, farmacie e pagine di dolore, riesce davvero incomprensibile pensare a qualcuno che possa uscire di casa per farsi un tuffo sul lungolago, dove peraltro è vietato. Ci sarà tempo per riabbracciare il lago, i lidi, i tuffi e la tintarella.

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