Sacra Spina, cinque secoli di storia
Venerdì anche in Puglia il prodigio

La Sacra Spina conservata nella Parrocchia di San Giovanni Bianco è sempre stata particolarmente venerata anche a motivo di segni prodigiosi verificatisi su di essa.

Esistono testimonianze in merito già a partire dal 1660, anno in cui lo storico bergamasco Calvi attestò come durante la visita pastorale del 1615 a San Giovanni Bianco, il vescovo Emo raccolse dalla Sacra Spina «alcuni fiorellini, portandoseli via in un guanto per sua devozione». Il 22 marzo del 1885, Domenica di Passione, durante la processione con l’insigne reliquia il vescovo Guindani notò l’affiorare su di essa di una piccola sporgenza a circa due centimetri dalla punta. Il prodigio venne verbalizzato e sottoscritto da ben trentacinque testimoni.

Nel secolo scorso risultano certamente significativi i fatti del 1921 e del 1932. In particolare, dopo le funzioni del Venerdì Santo del 1921, che quell’anno coincideva con il 25 marzo, molti testimoni constatarono la comparsa sulla Sacra Spina di «numerosi fiorellini e di una grossa gemma visibile ad occhio nudo». Il parroco inoltre fece notare come la reliquia avesse assunto un colore vermiglio. La sera di Pasqua del 1932, il 27 marzo, si riscontrò sulla Sacra Spina una macchia di colore rosso sanguigno, a forma piramidale, con il vertice rivolto verso il basso. La macchia era di dimensioni significative, visibile ad occhio nudo e riscontrabile per diversi mesi. Testimoni autorevoli, tra cui il vescovo Adriano Bernareggi, attestarono il fatto. In questi stessi giorni il medesimo segno si è verificato nella diocesi di Andria in Puglia, che custodisce pure una «sacra spina», attestato dal vescovo Raffaele Calabro.

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