Zogno, 1866: «Elettori: all’urna, all’urna!»
Altro che social, manifesti sui muri

Ecco un vecchissimo proclama elettorale che ci ha inviato un nostro lettore, Roberto Boffelli: un tuffo nel passato, quando persino il tubo catodico era di là da venire.

Altro che social, altro che cinguettii da 280 caratteri. Più di centocinquant’anni fa, quando anche quelle che oggi ci appaiono come immagini di polverose tribune politiche da tubo catodico erano di là da venire, la campagna elettorale si faceva così, con un bel proclama cartaceo affisso ai muri: «ALL’URNA! ALL’URNA!».

Era il 1866, viaggiamo all’indietro nel tempo di ben 153 anni: si votava per la IX legislatura del Regno d’Italia (18 novembre 1865-13 febbraio 1867, I e II sessione) e per il collegio di Zogno, che comprendeva Zogno, Almenno San Salvatore e Piazza, correva come deputato al Parlamento Giambattista Barca, avvocato nato nel 1820 (la sua elezione fu poi annullata per una serie di irregolarità).

Lo stile oggi ci appare assai pomposo e ridondante («Elettori, il bene comune lo reclama, la vostra dignità lo esige, riponete nell’Urna il nome di GIAMBATTISTA BARCA»), un giurassico elettorale se paragonato alle attuali campagne, che bruciano dichiarazioni alla velocità della luce, tutte like e clic. Cambia il modo di comunicare, sì, ma non la sostanza. Anche all’epoca dell’ormai lontanissimo Regno d’Italia troviamo la polemica per un’elezione annullata in quanto viziata da irregolarità («Non vi smuovano le false voci sparse ad arte...», «Fallaci e illusori declamatori») e le immancabili accuse ai giornali e al loro «cicaleccio». In fondo non siamo cambiati poi tanto.

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