Nembro, nel ricordo di chi non c’è più
l’impegno a sentirsi comunità

La commemorazione Il ricordo di chi non c’è più, strappato alla vita dal Covid, d’ora in poi a Nembro sarà aiutato da un luogo che vuole essere oasi di pace. E di impegno per chi resta.

Un’oasi di pace. Tanti nembresi e non solo hanno partecipato venerdì 18 marzo all’inaugurazione del Memoriale dei 188 concittadini mancati dal 23 febbraio al 30 aprile 2020, dentro l’oasi naturalistica Saletti, a due passi dal cimitero e dalle scuole, nella Giornata in memoria delle vittime dell’epidemia di coronavirus. Le associazioni d’arma con i loro gagliardetti, la Protezione civile, parenti che hanno perso uno (o più) loro caro, il sindaco Claudio Cancelli che ha introdotto l’opera progettata dall’architetto Fabrizio Bertocchi: una specie di piazza verde fatta di cipressi sparsi ma ordinati, uno specchio d’acciaio che riflette il cielo, le lastre con i nomi delle vittime. Soltanto queste mancavano, venerdì 18 marzo. Sono state da poco consegnate, i 188 nomi saranno serigrafati al più presto.

«Questo bosco non rappresenta solo chi ci ha lasciato, ma rappresenta noi, oggi e domani»

«Singoli, ma comunità»

Parlando degli elementi che compongono il Memoriale, Cancelli si è soffermato sui «cipressi singoli che al tempo stesso costituiscono una comunità. Questo bosco – ha aggiunto - si distingue dagli altri boschi e questo rappresenta l’eccezionalità del luogo e della situazione. Vorrei che chi guarda a questi alberi pensi a questa idea di comunità composta da persone che crea una casa per tutti. Allora questo bosco non rappresenta solo chi ci ha lasciato, ma rappresenta noi, oggi e domani».

Il microfono è poi passato agli studenti del Consiglio comunale dei ragazzi che hanno letto i loro pensieri al presente perché messi nero su bianco due anni fa, quando la città stava chiudendo e i ragazzi iniziavano a prendere le misure con la didattica a distanza. Un ragazzo racconta di quando accompagnava «mia mamma a trovare la mia nonna: attraversiamo il paese in un silenzio spettrale, l’unico suono che si sente è quello delle ambulanze» e gli occhi di molti si velano di lacrime, il ricordo riapre dolori grandi. «Non avrei mai pensato che la malattia sarebbe arrivata nel mio paese, ma siamo tra i più colpiti», aggiunge una studentessa.

La storica impiegata

ll ricordo commosso di Cristina Marcassoli, impiegata storica del Comune di Nembro, al lavoro all’anagrafe fino a tre giorni prima di morire, è affidato alla collega Barbara Anesa.
Prima della benedizione e del taglio del nastro con i consiglieri comunali e, per la Provincia, la consigliera delegata a Politiche giovanili, sport e tempo libero Giorgia Gandossi, il parroco don Antonio Guarnieri ricorda quelle settimane di due anni fa: «Pensare a quei volti mi fa ricordare quanto ciascuno di noi ha bisogno di poche cose per vivere bene: una persona amica, poche parole ma buone, parole di speranza. Lo specchio bellissimo che riflette il cielo ci fa dire che tutti abbiamo bisogno di speranza, e una speranza vera che si realizza sarà se ognuno di noi si impegnerà a intessere nelle piccole cose, relazioni di fraternità, di amicizia e cose belle».

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