L’alpino Radames: «Vita da prigioniero
sotto le bombe nella Berlino del ’45»

Radames Pezzoli, 94 anni, alpino di Gazzaniga, conserva gelosamente foto e oggetti dei duri anni in Germania dopo l’8 settembre fino all’avventuroso ritorno a casa.

È scampato ai campi di internamento in Germania e ai bombardamenti alleati su Berlino, l’alpino Radames Pezzoli, di Gazzaniga. 94 anni portati bene, fisico ancora in discrete condizioni, memoria lucidissima, carattere cordiale e una lunga storia documentata da un ricco archivio personale. La storia «militare» di Radamès (un nome solenne impostogli in omaggio ai nonni tutti musicofili e appassionati dell’opera lirica, nonché di un parente omonimo morto all’età di 11 anni) comincia a fine luglio del 1943 quando viene arruolato e destinato al battaglione Edolo –V° Alpini.

Viene catturato, avviato a piedi a Bolzano dove viene caricato su carri bestiame con destinazione Germania. Il capolinea è Lukenwald- Stamlager III/A dove sono concentrati 25.000 ex militari italiani. Sempre sui vagoni merci vengono trasferiti a Berlino, nel campo di lavoro di Charlottenburg dove gli internati (circa 500) vengono distribuiti nella 4ª e 5ª Compagnia e utilizzati nella raccolta di patate nei campi di privati (patate che poi venivano conservate nella paglia in fosse scavate nel terreno). Nel 1944 Berlino viene messa a ferro e fuoco dagli aerei degli Alleati e i prigionieri vengono impiegati per sgomberare le macerie. Ne fa le spese anche il campo di internamento che viene incendiato e i suoi occupanti costretti a cambiare zona con un lungo spostamento a piedi sotto la pioggia. La meta è Weinsensee. «Fummo ospitati in un edificio sede di una ex università e di un osservatorio astronomico – prosegue nel suo racconto Radames –. Il nuovo campo di lavoro era comandato da ufficiali tedeschi non più idonei per il fronte e ai loro ordini erano ufficiali italiani internati».

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