L'inchiesta sul carcere di Bergamo e i presunti affari di Antonino Porcino ha tutto il sapore di riservare altre sorprese. Almeno secondo quanto starebbe emergendo dagli interrogatori degli indagati e dagli elementi che arrivano a supporto di quelli che sono e per ora restano dubbi. Ma i cinque agli arresti domiciliari stanno tutti collaborando. L'unico fino ad ora ad avvalersi della facoltà di non rispondere è stato l'ex pubblico ufficiale Porcino. I due imprenditori Metalli, padre e figlia, hanno già spiegato che l'inchiesta li avrebbe liberati da un laccio ormai soffocante. La mazzetta ritrovata, quella da 3800 euro, era una piccola parte di quanto a loro dire avrebbero douto sganciare a Porcino per timore che gli appalti del carcere non andassero più a loro. Soldi richiesti da Porcino, a loro dire, e non doni per stare nelle grazie del direttore. Se così fosse, e le prove ancora non ci sarebbero, cambierebbe, e di molto, il quadro accusatorio. L'accusa per i Metalli sarebbe concussione e non più di corruzione. Porcino non avrebbe preso, ma preteso il denaro dagli imprenditori. Cosa ben diversa secondo chi indaga. In varie occasioni e per motivi diversi, favori che di volta in volta Porcino avrebbe sottolineato all'imprenditore per richiedere una ricompensa. La posizione di Mario e Veronica Metalli si va alleggerendo. Dopo un nuovo interrogatorio fiume in Procura, a ore potrebbero essere loro revocati gli arresti domiciliari. Intanto pare che una volta aperto il coperchio la pentola si stia rivelando stracolma. In Procura sarebbe arrivata la lettera di un altro imprenditore che vuole raccontare come andò un certo affare con Porcino. Quale non si sa, ma potrebbe riferirsi ad un appalto per lavori in carcere. E l'inchiesta nel frattempo si allarga ad altre carceri: Vigevano, Monza e Brescia. Porcino potrebbe aver messo una buona parola anche in certi affari, stando a chi indaga sempre chiedendo ricompensa.
L'inchiesta sul carcere di Bergamo e i presunti affari di Antonino Porcino ha tutto il sapore di riservare altre sorprese. Almeno secondo quanto starebbe emergendo dagli interrogatori degli indagati e dagli elementi che arrivano a supporto di quelli che sono e per ora restano dubbi. Ma i cinque agli arresti domiciliari stanno tutti collaborando. L'unico fino ad ora ad avvalersi della facoltà di non rispondere è stato l'ex pubblico ufficiale Porcino. I due imprenditori Metalli, padre e figlia, hanno già spiegato che l'inchiesta li avrebbe liberati da un laccio ormai soffocante. La mazzetta ritrovata, quella da 3800 euro, era una piccola parte di quanto a loro dire avrebbero douto sganciare a Porcino per timore che gli appalti del carcere non andassero più a loro. Soldi richiesti da Porcino, a loro dire, e non doni per stare nelle grazie del direttore. Se così fosse, e le prove ancora non ci sarebbero, cambierebbe, e di molto, il quadro accusatorio. L'accusa per i Metalli sarebbe concussione e non più di corruzione. Porcino non avrebbe preso, ma preteso il denaro dagli imprenditori. Cosa ben diversa secondo chi indaga. In varie occasioni e per motivi diversi, favori che di volta in volta Porcino avrebbe sottolineato all'imprenditore per richiedere una ricompensa. La posizione di Mario e Veronica Metalli si va alleggerendo. Dopo un nuovo interrogatorio fiume in Procura, a ore potrebbero essere loro revocati gli arresti domiciliari. Intanto pare che una volta aperto il coperchio la pentola si stia rivelando stracolma. In Procura sarebbe arrivata la lettera di un altro imprenditore che vuole raccontare come andò un certo affare con Porcino. Quale non si sa, ma potrebbe riferirsi ad un appalto per lavori in carcere. E l'inchiesta nel frattempo si allarga ad altre carceri: Vigevano, Monza e Brescia. Porcino potrebbe aver messo una buona parola anche in certi affari, stando a chi indaga sempre chiedendo ricompensa.