L'Unione Pro-loco d'Italia ha istituito la Giornata Nazionale del Dialetto: una serie di iniziative per tutelare un bene che rischia di scomparire. La poesia del dialetto sta tutta in poche battute dellì"Albero degli zoccoli", capolavoro di Ermanno Olmi: il senso di intimità che le lingue locali ispirano, così come il fatto che vengano prevalentemente utilizzate in contesti familiari, soprattutto nelle zone rurali e montane, tanto della nostra provincia quanto nel resto del Paese. Un'immagine recentemente confermata da papa Francesco, che parlando del dialetto l'ha chiamato "la lingua dell'amore". In realtà quello che si può definire come un vero e proprio sistema linguistico, che varia anche sensibilmente nel giro di pochi kilometri, rischia di scomparire. Lo dice una ricerca Istat. Negli anni 1987/88, il 32% della popolazione si esprimeva in famiglia prevalentemente in dialetto, mentre utilizzava sia l'italiano sia il dialetto il 25% dei nostri connazionali. Nel 2015, stando alla più recente edizione della ricerca, si è più che dimezzato il numero di chi si esprime prevalentemente utilizzando la lingua locale (anche se è cresciuto di qualche punto il numero di chi usa, sempre in famiglia, entrambe le lingue). Le cause sono da ricercare essenzialmente nell'aumentato livello di istruzione e nel progressivo abbandono delle zone più povere a favore delle grandi aree urbane. Esiste però chi, in terra orobica, da sempre si sforza di mantenere vivo il dialetto: è il Ducato di Piazza Pontida, che da 37 anni organizza corsi. Nei tempi più recenti, ma sembra essere una tendenza consolidata, un numero crescente di persone si iscrive non tanto (o non solo) per imparare a parlarlo, ma per apprendere a leggerlo e a scriverlo. Da canale naturale di comunicazione, sembra che il bergamasco stia diventando una scelta.
L'Unione Pro-loco d'Italia ha istituito la Giornata Nazionale del Dialetto: una serie di iniziative per tutelare un bene che rischia di scomparire. La poesia del dialetto sta tutta in poche battute dellì"Albero degli zoccoli", capolavoro di Ermanno Olmi: il senso di intimità che le lingue locali ispirano, così come il fatto che vengano prevalentemente utilizzate in contesti familiari, soprattutto nelle zone rurali e montane, tanto della nostra provincia quanto nel resto del Paese. Un'immagine recentemente confermata da papa Francesco, che parlando del dialetto l'ha chiamato "la lingua dell'amore". In realtà quello che si può definire come un vero e proprio sistema linguistico, che varia anche sensibilmente nel giro di pochi kilometri, rischia di scomparire. Lo dice una ricerca Istat. Negli anni 1987/88, il 32% della popolazione si esprimeva in famiglia prevalentemente in dialetto, mentre utilizzava sia l'italiano sia il dialetto il 25% dei nostri connazionali. Nel 2015, stando alla più recente edizione della ricerca, si è più che dimezzato il numero di chi si esprime prevalentemente utilizzando la lingua locale (anche se è cresciuto di qualche punto il numero di chi usa, sempre in famiglia, entrambe le lingue). Le cause sono da ricercare essenzialmente nell'aumentato livello di istruzione e nel progressivo abbandono delle zone più povere a favore delle grandi aree urbane. Esiste però chi, in terra orobica, da sempre si sforza di mantenere vivo il dialetto: è il Ducato di Piazza Pontida, che da 37 anni organizza corsi. Nei tempi più recenti, ma sembra essere una tendenza consolidata, un numero crescente di persone si iscrive non tanto (o non solo) per imparare a parlarlo, ma per apprendere a leggerlo e a scriverlo. Da canale naturale di comunicazione, sembra che il bergamasco stia diventando una scelta.