La lezione di Jury Chechi: «Sacrifici per vincere? No, scelte per l’obiettivo» - Il video con lo storico allenatore

LA SERATA. Il signore degli anelli ospite a Bonate Sotto per Time Out Sport Festival: «La determinazione non rende le cose più facili, ma le fa diventare possibili». La sorpresa: l’incontro con Bruno Franceschetti dopo 10 anni che non si vedevano.

Racconta di duri allenamenti, rinunce improvvise e medaglie olimpiche l’abbraccio tra il re degli anelli Jury Chechi e il suo storico allenatore Bruno Franceschetti, arrivato da Varese per una sorpresa all’atleta che il 30 aprile sera è stato protagonista al palazzetto dello sport di Bonate Sotto. Un incontro che sta facendo il giro di Ig con il video postato dal festival.

Il pluricampione olimpico ha dialogato con il giornalista Emanuele Roncalli all’interno del Time Out sport festival promosso da HServizi Spa e Unica Sport Ssd, raccontandosi a cuore aperto, a partire da quando a 7 anni ha iniziato con la ginnastica artistica e già a 9 aveva scritto in un tema scolastico che da grande avrebbe voluto vincere le Olimpiadi. «Perché - ha detto Chechi - a ogni età, è importante trovare ciò che vogliamo essere e darsi un obiettivo». Anche se comporta scelte difficili, come allontanarsi dalla famiglia per trasferirsi, non ancora 14enne, da Prato a Varese. «Quando fai una cosa che serve per raggiungere il tuo obiettivo - ha detto - non si può parlare di sacrifici, ma di scelte necessarie».

Nelle sue parole tutta la determinazione di chi si è fissato un traguardo e l’ha raggiunto, pur passando attraverso periodi complicati. Vedi il grave infortunio che, a due mesi dalla partenza per le Olimpiadi di Barcellona, l’ha costretto a dire addio alla competizione dopo 8 anni di duri allenamenti: «Riuscire a superare i momenti difficili dipende da noi. Tutti abbiamo la forza per farlo. La determinazione non rende le cose più facili, ma possibili. Bisogna trasformare i problemi in soluzioni».

«Quando fai una cosa che serve per raggiungere il tuo obiettivo - ha detto - non si può parlare di sacrifici, ma di scelte necessarie»

Chechi ne è la dimostrazione: dopo quell’infortunio ha deciso di specializzarsi negli anelli e poi ha vinto l’oro ad Atlanta 1996. «Non ricordo nulla di quel minuto di esercizio, ma ero molto preparato». Grazie anche al tecnico Franceschetti che l’ha accompagnato per tutta la carriera: «A volte non ero d’accordo con lui, ma ho sempre seguito i suoi consigli - ha continuato Chechi -. È fondamentale affidarsi completamente a una persona e avere la certezza che sa come portarti a risultati ambiziosi››.

Importante per l’oro di Atlanta anche il bergamasco Monsignor Carlo Mazza, presente a sua volta all’incontro, e che come cappellano della squadra italiana ha saputo dargli il giusto supporto nei giorni precedenti la gara, «quando le pressioni erano forti, perché - ha spiegato Chechi - non sono un supereroe».

Accolto dal sindaco Bonate Sotto, Carlo Previtali, e dal presidente di HServizi, Marco Donadoni, l’atleta, che ha vinto anche un bronzo ad Atene 2004, ha parlato anche delle imminenti olimpiadi a Parigi: «Abbiamo un’ottima squadra, sia maschile che femminile, con atleti che possono far bene. Paesi come Russia e Bielorussia sono in crisi. Si può sfruttare il momento per tornare medagliati».

«Ho sempre gareggiato per vincere, ma aver perso tante volte mi ha insegnato molto. Ho capito che a volte né si vince né si perde, ma s’impara qualcosa. Perdere significa aver sbagliato qualcosa. Bisogna capire cosa per non perdere più»›.

E infine un messaggio a tutti gli sportivi («lo sport è una grande opportunità per stare bene con se stessi e con gli altri») e i ragazzi che non sanno più accettare le sconfitte: «Ho sempre gareggiato per vincere, ma aver perso tante volte mi ha insegnato molto. Ho capito che a volte né si vince né si perde, ma s’impara qualcosa. Perdere significa aver sbagliato qualcosa. Bisogna capire cosa per non perdere più»›.

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