La morte di Pablo Neruda resta un caso aperto

La scoperta di un batterio letale (Clostridium botulinum) nei denti del poeta e membro del Partito comunista cileno Pablo Neruda riapre un cold case. Secondo i familiari il noto poeta, già gravemente malato, fu avvelenato dai sostenitori del regime del generale Pinochet ma secondo alcuni scienziati sentiti dalla rivista Nature la presenza del batterio non basta a dimostrare un avvelenamento intenzionale.

Noto oggi al grande pubblico soprattutto per la sua poetica e premiato nel 1971 con il Nobel per la Letteratura, Neruda era stato anche membro del partito comunista cileno e candidato alla presidenza del Cile. Morì il 23 settembre del 1973, ufficialmente per tumore, pochi giorni dopo il golpe del generale Pinochet. Sebbene la malattia fosse in uno stato avanzato, i suoi sostenitori dichiararono sin da subito che Neruda fosse stato avvelenato. Il caso si è riaperto pochi giorni fa, quando sono stati annunciati i risultati di alcune analisi eseguite sul corpo e che indicavano tracce di Clostridium botulinum nei denti.

Secondo alcuni ricercatori, il batterio potrebbe aver raggiunto i denti attraverso i vasi sanguigni a seguito di un'iniezione, ma secondo altri che hanno contribuito alle analisi e contattati da Nature, come il genetista Hendrik Poinar della McMaster University di Hamilton in Canada, tali tracce non rappresentano "una pistola fumante".

L'analisi si è concentrata nel cercare di capire se la degradazione del Dna del batterio fosse comparabile con quella del corpo ma questa conferma, rilevano i ricercatori, non basta ad escludere che il batterio possa aver contaminato il corpo anche anni dopo, attraverso il terreno. "Inoltre, l’iniezione potrebbe non essere l’unica spiegazione: potrebbe aver mangiato cibo avvelenato", osserva Marie-Louise Kampmann, dell'Università di Copenhagen e membro della commissione che ha analizzato i resti. In conclusione, dicono i ricercatori, per giungere a maggiori certezze sarebbe necessario svolgere ulteriori ricerche.

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