Fotocopie di libri e dispense a fini di lucro: 81 indagati all’Università di Bergamo

Fotocopiavano libri e dispense e le distribuivano «in forma imprenditoriale» e «a fini di lucro» violando così la legge sul diritto d’autore. Con questa accusa sono finite nel mirino dei magistrati 81 persone, fra docenti dell’Università di Bergamo e uno stampatore. Tutte sono già state raggiunte da un avviso di chiusura delle indagini (che generalmente prelude la richiesta di rinvio a giudizio) per concorso in violazione della legge sul diritto d’autore, in relazione a dispense per gli studenti che comprendevano copie di brani tratti da libri. Il pm bergamasco Mario Clerici li accusa di aver esercitato «in forma imprenditoriale attività di riproduzione di opere tutelate dal diritto d’autore, abusivamente, per uso non personale e a fini di lucro» e di aver riprodotto «mediante fotocopiatura di matrici ovvero raccolte di fotocopie tratte dalle opere originali, opere o parti di opere scientifiche o didattiche, anche se inserite in opere collettive». L’inchiesta è nata da una denuncia dell’Aidro (Associazione Italiana per i Diritti di Riproduzione delle Opere d’Ingegno). Nel corso di un anno di indagini, i militari della Compagnia della Guardia di Finanza di Bergamo hanno sequestrato circa 900 dispense che lo stampatore aveva venduto agli studenti senza pagare, però, i necessari diritti d’autore. Il concorso nel reato da parte dei docenti sarebbe consistito nel mettere a disposizione dello stampatore il materiale da riprodurre, traendolo da pubblicazioni scientifiche e non. L’avviso di chiusura delle indagini è stato notificato, tra gli altri, al rappresentante legale delle Cooperativa Studium Bergomense, a docenti di Letteratura tedesca, ispano-americana, italiana, antropologia culturale, drammaturgia. «Ogni Università - ha spiegato Marco Tizzoni, docente di Preistoria e Protostoria - paga alla Siae i diritti d’autore sulle opere che riproduce per le dispense destinate agli studenti. Ogni Università ha un centro stampa collegato che è emanazione dell’Ateneo: anche noi l’abbiamo, ma il titolare del centro si è scoperto che non aveva rapporti con la Siae. Può darsi che abbia fatto pagare le dispense, ma questa forma di controllo non spettava a noi docenti, bensì ai responsabili amministrativi dell’Università». Tizzoni esclude che per docenti e collaboratori ci siano state forme di lucro: «Non abbiamo percepito nulla, perchè se così fosse stato, avremmo svolto noi degli accertamenti». Il docente ha spiegato, inoltre, che «dai vertici dell’Ateneo è venuta solo una solidarietà formale, dopodichè è subentrata l’indifferenza».(13/04/2006)

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