Borriello, l’estetica
e la partita alla tv

Di questo passo il mondo dell’informazione nell’analisi delle partite di calcio dovrà cercare una via d’uscita. Perché per ogni gara andiamo sempre più verso due letture tra loro molto diverse. Una data allo stadio, l’altra figlia della tv. È come vedere (raccontare, commentare, giudicare) due cose diverse. In realtà, invece, si tratta di punti di vista diversi (spesso opposti, purtroppo) dello stesso evento.

Era successo 20 giorni fa, dopo Frosinone-Atalanta 0-0. Quello era stato un bel punto per chi era a Frosinone e una noia mortale per chi l’aveva vissuto davanti alla tv. Questa volta – domenica, a Genova – è successo nelle valutazioni dell’arbitro. Chi l’ha giudicato dalla tv gli ha rifilato dei 4 in pagella: un fuorigioco di Pinilla che non c’era e ha vanificato un gol, due o tre rigori non fischiati, una gomitata di Dodò non vista. Una sciagura.

Chi invece l’ha giudicato per la gestione della gara ha espresso consensi. Arbitro disinvolto, che dirige all’inglese, coerente nelle valutazioni e non condizionato dall’ambiente, caldissimo, e da condizioni ambientali complicate: pioggia battente, freddo e vento, due squadre corte a fronteggiarsi con mille contatti fisici. A fine gara nessuno dei protagonisti di campo (giocatori, allenatori, dirigenti) s’è lamentato. E questo non è casuale.

Proprio la settimana scorsa, nell’incontro con dirigenti, allenatori e capitani, il designatore Messina ha detto: «Vi chiediamo di giudicare gli arbitraggi come facciamo noi: non per i singoli episodi, lì tutti possono sbagliare, ma per la gestione della partita». E allora per Samp-Atalanta due voti a Damato di Barletta: resta il nostro 7 di ieri per la gestione complessiva della gara. Ma al contempo rassegniamoci (lui si rassegni) al 4 del voyeurismo da tv. Sempre più gente considera calcio anche quello.

L’altro tema di giornata davvero intrigante ha nome e cognome: Marco Borriello. Da domenica sera tutti arrabbiati per il suo approccio (sbagliato) alla Samp. Tutti a chiedersi (a chiedere...): ma perché l’abbiamo preso? Ma perché invocare il suo arrivo? Non è da Atalanta. Beh, calma. Ragioniamo. Borriello è Borriello, non può (e non deve) diventare uno Zampagna, giusto per citare l’estremo opposto. Non serve, non può andare contro natura. Ma sul piano calcistico Borriello ha caratteristiche funzionali a questa Atalanta. Era (e resta) una prima punta adatta al calcio di Reja. Il problema è un altro: è la distanza che passa dal Borriello centravanti ideale a quello che va in campo la domenica. Si dice che da quando è qui ha perso più di due chili e ora sta bene. Si dice che la sua preparazione alla gara sia alle soglie dell’inimmaginabile. Ma poi i bergamaschi vedono scendere in campo il personaggio più che il centravanti. Il divo più che il bomber. Un tipo in calzamaglia senza spirito da Atalanta.

E allora? Beh, auguriamogli un bel graffio. Una sbucciatura, un’abrasione. Un’imperfezione (provvisoria, certo...) che intacchi la sua perfezione estetico-comportamentale. Uno strappo alla calzamaglia, magari per una tacchettata solo pericolosa, non dannosa. Metti che ’sto graffio (sbucciatura, abrasione) lo porti a sposar la causa. A diventare «da Atalanta». Perché se non succede a cosa servirà là in panchina, da qui al 15 maggio, tanta perfezione estetico-comportamentale, e con tanto di calzamaglia

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