La nuova Atalanta
ritrovi il sorriso

Comunque la si pensi, la notizia è positiva: il mercato è finito. Perché quando si gioca, avere il mercato aperto è una sorta di bestemmia sportiva. Ma questa è la giostra su cui tutti devono salire, dunque le lamentele non contano: conta in quali condizioni si scende alle 23 del 31 agosto e del 31 gennaio. Il cuore atalantino di Bergamo in questi giorni ha fibrillato parecchio, inutile nasconderlo. Forse ha fibrillato pure troppo, drammatizzando il momento.

Ma la piazza è fatta così, se di mezzo c’è l’Atalanta: si passa dal caldo al freddo in un lampo, qui la mezza stagione calcistica non l’abbiamo ancora inventata. Certo, le fibrillazioni non erano del tutto immotivate: gli atalantini non sono abituati ad arrivare alla sera del 31 agosto senza saper bene chi sarà il portiere, o il centravanti, o vedendo andare e tornare nomi che poi saltano e poi tornano e poi magari risaltano in extremis. A queste latitudini non siamo abituati all’andirivieni dell’ultima ora, ma va tutto bene se fa il bene dell’Atalanta. Se l’Atalanta si è «ridotta» all’ultima ora su alcuni fronti, è anche perché a Zingonia hanno saputo ascoltare i segnali arrivati dalle prime due partite.

È anche perché hanno capito, come molti, che qualcosa non funzionava, che qualche correttivo andava apportato, pur dovendosi muovere nelle sabbie mobili dell’ultimo giorno, dove affarone molto spesso fa rima con bidone. Dove tendenzialmente si vende male e si compra peggio, perché tutto è dettato dall’urgenza, e perché non c’è un domani possibile.

L’Atalanta, è indiscutibile, in queste settimane ha manifestato sintomi di una qualche incertezza. Speriamo che il cielo sopra Zingonia si sia schiarito definitivamente dopo queste ore febbrili. La sentenza sarà sempre una sola: quella del campo.

Di certo, adesso conta chi è arrivato e anche chi è rimasto. Gomez e Sportiello, per esempio, sono rimasti atalantini. Magari ambivano ad altri palcoscenici. Magari coveranno un pizzico di delusione (il portiere anche di più): è umano. Però sappiamo che sotto la maglia 10 e 1 ci sono professionisti seri, e vogliamo sperare e credere che adesso per loro esisterà solo l’Atalanta.

Per loro, come per tutti, gli alibi ora sono finiti. Quel che c’è c’è e bisognerà farlo girare al meglio, ognuno per la sua parte. Restiamo dell’idea: l’Atalanta è competitiva. Magari non è proprio l’esempio di un «progetto» calcistico, ma una squadra per la salvezza c’è. Ora, fermato il tritacarne del mercato, serve che il «mondo Atalanta» si riscopra unito attorno alla sua squadra. È stato un mercato anomalo, ma d’ora in poi si gioca, e adesso non serviranno un portiere, un attaccante o chissà chi: serviranno i punti, possibilmente alla svelta. Il sorriso del popolo verrà di conseguenza. Magari anche a Sportiello.

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