Doppia fila

Estrapolo da un commento tra i tanti (quello dell’agenzia Ansa): «Un uomo solo al comando, capace col suo lavoro ossessivo di modificare il corso della piccola storia del calcio. In venti giorni, Antonio Conte ha plasmato l’Italia trasformandola da brutto anatroccolo a piccolo cigno».

L’articolo prosegue proponendo l’incoronazione del cittì a imperatore nel Duomo di Milano - pregasi spolverare la Corona Ferrea - e, naturalmente, il sacrificio di una ventina di vergini, passi consolidata in queste circostanze, direi «de protocole» quanto il lancio del riso ai matrimoni. Forse ho esagerato, ma neppure tanto. Di tutti i balzi sul carro del vincitore, quello a spese del veicolo manovrato da Antonio Conte mi è sembrato di gran lunga il più repentino e disperato. Il segreto, naturalmente, sta nel battere il Belgio per 2-0, cosa che fa sempre la sua figura, e battere il Belgio non è necessariamente faccenda facile ma, ammesso che ci si riesca, avremo il Paese intero ai nostri piedi. Paese che dimostra ancora una volta di amare chi urla, impone la disciplina, mette in riga e punisce coloro che sgarrano. Conte, in questo senso, è bravissimo: si sbraccia , balza in piedi, corre, esulta, impreca e minaccia. Partecipa anima e corpo alla battaglia e non lascia nessun dubbio sul fatto che il generale in comando sia lui e nessun altro.

Calcio a parte, questo ci fa impazzire: ecco il nuovo condottiero, l’uomo da seguire, colui che sa come si fa a vincere, a imporsi, a risolvere tutto per il meglio. E poi che bello vederlo urlare, mettere a posto quegli arroganti dei giocatori, farli filare e abbassare la testa: pare il Gordon Ramsay di «Cucine da incubo» prestato al pallone. Come è bravo l’uomo che fa correre i pigri, sistema gli insubordinati, sbatte fuori gli incapaci e sputtana i mascalzoni. Corriamo tutti ad applaudirlo, e cosa importa se, come al solito, lasciamo l’auto in doppia fila.

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