L’allegato leggero

Personalmente, non credo che distribuire il “Mein Kampf” con un quotidiano nazionale sia una grande idea ma, dopo tutto, che cosa ne so io di marketing? Bisogna ammettere, tanto per incominciare, che i nazisti sono una componente sociale un po’ dimenticata dalla grande distribuzione.

Non c’è marchio importante chi si preoccupi di offrire loro gadget, letteratura, oggettistica e abbigliamento appropriati. Dalla svastica da appuntare al bavero al tirapugni, i nazi devono fare tutto da sé, ricorrendo a reti commerciali limitate, quasi clandestine. È un problema, questo, piuttosto diffuso nel marketing, che tende inspiegabilmente a “marginalizzare” interi segmenti della società. Prendiamo i serial killer: ricordate forse una pubblicazione che si sia preoccupata di fornire loro letteratura “ad hoc”? Un pamphlet sugli squartamenti, per esempio, o un vademecum sullo smaltimento dei cadaveri? Niente: il potenziale commerciale degli omicidi seriali rimane del tutto inesplorato. Lo stesso vale per i cannibali: con la massa di ricettari per vegetariani, vegani, crudisti, pescetariani e persone affette da celiachia che aumenta a dismisura ogni giorno, non c’è chi si prenda il disturbo di stendere un opuscoletto, - che dico? - un volantino dedicato a chi ama affondare i denti nella carne del prossimo suo.

Il problema vero, sul quale è difficile continuare a scherzare, è un altro: ogni volta che un giornale attira l’attenzione con un regalo, un omaggio, l’enciclopedia e l’aspirapolvere, oltre a riempirci la casa di pubblicazioni a sfioritura rapida, sposta un poco più in là il baricentro di se stesso, facendo delle notizie e dei commenti un allegato dell’allegato, una periferia del supplemento, un’appendice del superfluo.

Ma, ancora una volta, questa è l’opinione di uno che con il marketing ha poca familiarità: a mettere insieme tutto quel che ne so, ci si potrebbe fare l’allegato più leggero mai distribuito.

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