Tedesco no

Nella generale incuria in cui versano gli oggetti di mia proprietà, sono lieto di poter vantare un’eccezione: il passaporto. Per il libretto bordeaux ho una specie di venerazione: lo conservo al sicuro, protetto in una robusta custodia, e quando viaggio lo circondo di mille precauzioni.

Il mio è senza dubbio un atteggiamento infantile: non c’è ragione alcuna per amare tanto un mattoncino di quella burocrazia che così spesso ci intralcia. Addirittura, si potrebbe osservare come il passaporto altro non sia che lo strumento più potente in mano all’autorità per definirci, controllarci, costringerci a un’identità. Nessuno nasce con il passaporto in mano: bisogna che accanto alla culla arrivi un burocrate il quale, stendendo un certificato, ci consegna a un’esistenza costretta nei confini del «sistema».

C’è del vero, in questo, ma nonostante tutto non posso trattenermi dall’amare il passaporto. Trovo rassicurante il fatto che esso mi rappresenti in ogni parte del mondo e che, nel suo piccolo, sia incapace di mentire e raccontare, di me, qualcosa di velleitario o di impreciso. In più, presentandolo alle frontiere di variegate latitudini e longitudini, trovo immediato sollievo da un disturbo tipico: l’insofferenza d’essere italiano. In realtà, esibire il passaporto della nostra Repubblica è ancora garanzia di rispetto e sicurezza.

Non lo dico io: lo afferma la classifica annuale Henley & Partners sulle restrizioni alla libertà di movimento. Il passaporto italiano, con 175 destinazioni ammesse, è al terzo posto a pari merito con Finlandia, Francia, Spagna e Regno Unito. Un risultato non da poco: il passaporto meno «ammesso», quello dell’Afghanistan, permette l’accesso a 25 destinazioni soltanto.

Essere italiani, dunque, vuol dire poter viaggiare praticamente ovunque: per me è motivo di orgoglio. Certo, c’è chi gode ancor più libertà: il passaporto tedesco è il più riconosciuto del mondo: vale in 177 destinazioni. Pur con tutta l’ammirazione, però, per qualche ragione non me la sento di chiedere la cittadinanza germanica.

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