Posta a singhiozzo emergenza in mezza città

Da via Bono a via Moroni e D’Alzano: ancora ritardi nel recapito. I sindacati: situazione insostenibile. Chiesto un incontro alla Direzione regionale.

C’è chi la riceve in ritardo e chi non la riceve proprio per giorni e giorni, addirittura settimane. Siamo all’emergenza. Stiamo parlando di un disservizio che va avanti da mesi e non sembra aver fine. Non bastava un postino malato o in ferie per mandare in tilt la consegna della corrispondenza, ora dobbiamo fare i conti anche con i tagli del personale e una nuova organizzazione del territorio decisi dall’azienda Poste: dodici portalettere in meno da inizio settembre solo in città.

La nuova ripartizione delle vie tra i postini in servizio a Bergamo ha creato una gran confusione e tanti disagi in mezza città. Negli ultimi mesi ritardi e disservizi ci sono stati in centro, a Monterosso, Redona, Città Alta, Loreto. Poi ancora a Grumello del Piano, Colognola, Campagnola e in diversi paesi: Seriate, Dalmine, Torre Boldone, Stezzano, Caravaggio, Costa Volpino, Lovere e Albino.

STORIE DI ORDINARI DISSERVIZI «È da ben dieci giorni che non si vede un postino». È l’ennesima segnalazione dei disguidi nella consegna della corrispondenza che da mesi stanno interessando città e provincia. In via Bono da ormai una decina di giorni non ricevono una lettera, un giornale o una bolletta nella cassetta della posta. «Il postino - segnala un residente - è sempre stato puntuale, ma da qualche giorno non si vede. Mia moglie è andata all’ufficio di via Pascoli per ritirare la posta, ma ci hanno detto che non è possibile prenderla personalmente. Ho chiesto poi informazioni sempre in via Pascoli e mi sono sentito dire "purtroppo lo sappiamo, ma non ci possiamo far niente, provi a telefonare al 160"». Ma neppure il 160, ovvero il servizio informazioni di Poste italiane, è stato di aiuto: «L’operatore - continua il malcapitato - non ci ha fornito spiegazioni e, dopo aver preso nome, cognome e indirizzo, ci ha assicurato che avrebbe inoltrato la nostra segnalazione a chi di dovere. Ma non ne sapeva molto di più». La spiegazione è arrivata dalle Poste, direzione regionale di Milano: «Effettivamente in via Bono c’è stato qualche problema nel recapito. Il postino è malato, ma è stato sostituito da un collega. Ci hanno assicurato che i disagi ci sono stati, ma sono stati contenuti». E ieri, finalmente, qualche lettera in via Bono è stata di nuovo consegnata.

Fatto sta che al di là del caso in questione, la situazione è diventata insostenibile in diversi quartieri della città: posta in ritardo di due, tre, quattro giorni o addirittura non recapitata, principalmente a causa del fatto che il postino titolare di una zona è malato o in ferie e non sostituito o, semplicemente, è stato spostato in un’altra zona della città. Così è avvenuto in via Gugliemo D’Alzano: «C’è un nuovo portalettere - racconta un residente - e per tutto settembre la posta è arrivata a singhiozzo o addirittura non si è vista per giorni. Ho chiamato il numero verde e mi hanno detto di rivolgermi all’ufficio postale più vicino a casa, mi sono recato in via Pascoli e mi hanno detto di chiamare il numero verde. Ma ci stanno prendendo in giro?».

Non va meglio in via Moroni: «Ho un’attività - racconta il titolare di un’azienda - e non mi posso permettere di ricevere la posta per una settimana intera, era già successo quest’estate. C’è un nuovo postino, fa del suo meglio, ma i disagi ci sono. Mi hanno detto che hanno un occhio di riguardo per la posta prioritaria, la mia è ferma da due settimane».

SINDACATI IN CAMPO Le organizzazioni sindacali hanno chiesto un incontro urgente alla direzione regionale delle Poste. «Così non si può andare avanti, l’azienda ritiene che il personale sia sovrastimato, a noi invece risulta che siamo sotto organico», rileva il segretario della Slp-Cisl Salvatore Catalano. Nel mirino dei sindacati i tagli all’organico: solo in città sono stati tagliati dodici portalettere, passati quindi da 89 a 77. Ma anche la ripartizione della città: «L’azienda - spiegano dai sindacati - ha stravolto le macro-zone in cui era divisa la città, riducendo e ripartendo diversamente rispetto al passato le 1.200 vie tra i diversi portalettere. Una ridistribuzione che ha creato una gran confusione tra gli stessi addetti alla ripartizione della corrispondenza che impiegano più tempo nel loro compito».

Due questioni, quella dei tagli e della riorganizzazione del territorio, che le organizzazioni sindacali porteranno all’attenzione dell’azienda: «Aspettiamo al più presto una risposta, la disponibilità a un tavolo di confronto su questi problemi. Se non arriverà ci muoveremo di conseguenza», prosegue Catalano. Intanto i sindacati si sono già mossi organizzando l’ennesima protesta: il blocco di tutte le prestazioni straordinarie fino al 17 ottobre «per protestare contro la carenza di personale, ormai la situazione è diventata insostenibile, non riusciamo a capire come si possa parlare di personale in eccesso», rileva Catalano.

Una forma di mobilitazione che si sta ripetendo da mesi senza successo, l’azienda va avanti per la sua strada. E il rischio è di peggiorare ulteriormente la situazione, dovendo far fronte alla carenza di personale è infatti sempre più difficile smaltire i sacchi di posta che restano in magazzino. Nella sede di via Pascoli ormai è il caos più totale, quintali di corrispondenza giacciono negli uffici postali di città e provincia. È così da mesi. «I postini - racconta ancora Catalano - cercano di distribuire almeno la posta più urgente, lettere, raccomandate o posta straordinaria, ma per il resto siamo ormai all’emergenza».

Da L’Eco di Bergamo del 03/10/2002

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