Bollette dei rifiuti: l'Iva
condannata torna mascherata

La Tassa di igiene ambientale (Tia) senza Iva rischia di tramutarsi per i consumatori in una grande beffa. Perché se è vero che nelle prossime bollette inviate tra marzo e aprile da Bas Omniservizi, sparirà la voce riguardante l'imposta sul valore aggiunto - in base alla sentenza n° 238 del 14 luglio 2009 della Corte Costituzionale, secondo la quale la Tia non può essere inquadrata tra le entrate non tributarie: quindi, essendo già un tributo, non è possibile applicarle una ulteriore tassa - è altrettanto vero che nei prossimi mesi l'Iva tornerà a essere applicata alla Tia, anche se «mascherata» nel totale riportato nelle nuove bollette che saranno inviate agli utenti da Palafrizzoni.

L'entrata in campo del Comune è un'altra risultante della sentenza della Corte. «Visto che la Tia è stata considerata dalla Corte Costituzionale un tributo - spiega Pietro Bonaldi, responsabile Tariffa Igiene ambientale di Aprica, gruppo A2A - in tema di riscossione non possiamo occuparcene più noi ma l'amministrazione comunale. Dal punto di vista contabile per Bas non cambia nulla: prima fatturavamo l'Iva ai cittadini, ora al Comune».

Quindi Aprica continuerà a effettuare i vari servizi (raccolta e smaltimento rifiuti, pulizia strade e via discorrendo) «ma non fatturandoli più direttamente ai 65 mila clienti di Bergamo (55 mila famiglie e 10 mila società) - prosegue Bonaldi - bensì a un unico cliente, in questo caso il Comune di Bergamo: è chiaro che in fattura (che sarà la sommatoria dei 65 mila clienti totali) applicheremo ancora l'Iva, in quanto nella nostra situazione fiscale/giuridica non possiamo fare altrimenti».

Quindi l'Iva trasloca negli uffici comunali, e poi cosa accadrà? «Accadrà purtroppo che saremo costretti a chiedere ai nostri residenti l'intero importo, Iva compresa, fatturatoci da Bas Omniservizi - osserva Enrico Facoetti, assessore al Bilancio e tributi di Palafrizzoni -, visto che come Comune non possiamo assumere il ruolo di sostituto d'imposta. I presunti vantaggi che dovevano derivare dalla decisione della Corte Costituzionale e tanto sbandierati dalle associazioni di consumatori, in realtà per gli utenti finali non ci saranno proprio: le famiglie continueranno a pagare il servizio, Iva compresa; chi invece ha una attività economica sarà addirittura penalizzato, perché prima poteva recuperare l'Iva, cosa ora non più possibile».

In questo caso, prosegue Bonaldi, «stiamo parlando di circa 750 mila euro all'anno di Iva che a Bergamo le società non potranno più recuperare. Infatti, quando Bas emetteva fattura, con l'Iva scorporata, agendo da sostituti d'imposta, potevano scaricare l'imposta sul valore aggiunto, cosa invece non più possibile davanti a un tributo. Per l'altro 1,5 milione di euro all'anno di Iva riguardante la famiglie, invece, il problema non si pone, in quanto, essendo consumatori finali, l'Iva rimane totalmente in carico».

I relativi responsabili di Palafrizzoni e A2A stanno definendo le operatività migliori possibili per il delicato passaggio di consegne. «Stiamo coordinando insieme ad A2A la fase transitoria che interesserà le prossime settimane - sottolinea Facoetti -. Una fase delicata, del resto stiamo parlando di operazioni riguardanti circa 16 milioni di euro annui, il costo per la tariffa rifiuti di Aprica, comprensiva non solo del recupero e smaltimento rifiuti, ma anche dello spazzolamento strade, neve e via discorrendo. Vogliamo contenere il più possibile i disagi all'utenza. Probabilmente da maggio-giugno cominceranno a essere recapitate nella case degli utenti di Bergamo i nostri bollettini (che riporteranno il logo del Comune di Bergamo, così come i nuovi riferimenti per il pagamento: non sarà più presente, invece, alcun tipo di riferimento ad Aprica), così come è probabile che la data dei pagamenti sarà prorogata, proprio per non creare disagi ai cittadini».

Pietro Roberti, presidente di Federconsumatori Bergamo, se da un lato esprime «soddisfazione per aver visto confermato dalla Corte Costituzionale quanto diciamo da tempo, cioè che l'applicazione dell'Iva sulla Tia è illegittima», dall'altro si augura che «non sia così automatico il trasferimento dell'importo dell'Iva applicata da Bas sui bollettini spediti dal Comune». In merito ai circa 10,5 milioni di euro di Iva trattenuta nel periodo 2003-2009 da restituire agli utenti orobici, Facoetti e Roberti concordano per il progetto che prevede di inserire il recupero tramite la dichiarazione dei redditi.
 Marco Conti

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