Bolgare, nel 1999 come Roma
Ma il ricorso fu bocciato al Tar

«Dura lex, sed lex». Le vicende delle liste escluse capitate in questi giorni a Roma e Milano, riporta alla memoria dei bergamaschi quanto successo nel 1999, in occasione delle elezioni amministrative. Tre paesi al voto, Bolgare, Brignano Gera d'Adda e Cenate Sotto, videro alcune liste estromesse dalla competizione elettorale per vizi di forma, del tutto simili e riconducibili a quelli che hanno riguardato Formigoni e Polverini.

Allora, a Bolgare una lista fu ricusata per «ritardo di presentazione della lista», a Brignano «per firme non valide» e a Cenate Sotto «per firme eccedenti il fabbisogno». Sentiamo, al riguardo, Giuseppe Toccagni, di Bolgare, che nel '99, dopo due mandati amministrativi alle spalle, si stava apprestando a correre per il terzo.

Ma qualcosa quella mattina del 15 maggio 1999 non andò nel verso giusto… «La vicenda che ha coinvolto la Polverini è simile a quella capitata a me nel 1999 e che ancora "mi brucia", pur con la pacatezza che proviene ormai dal tanto tempo trascorso che pur lenisce le ferite morali. Ebbene, quel giorno, in sede di presentazione della lista agli uffici comunali, i "miei" presentatori, per malintesi, equivoci, forse per non puntigliosa diligenza (definizioni che uso solo ora, appunto, con il distacco e la pacatezza del tempo passato) fecero registrare la lista sulla ricevuta di presentazione alle ore 12,10, quindi 10 minuti dopo il termine "perentorio" di legge delle ore 12».

«Per tale motivo la lista è stata ricusata dalla Commissione elettorale mandamentale e io, come Frate Martino del popolare proverbio, per 10 minuti..."persi la cappa", cioè la possibilità di candidarmi e di portare avanti il mio terzo mandato amministrativo, peraltro assicurato, vista l'adesione da parte del 50% dell'elettorato alla protesta da me proposta con la successiva apposizione di scheda bianca nell'urna elettorale. La legge va rispettata, io ne ho pagato le conseguenze. Sottolineo che allora ricorsi al Tar di Brescia, ma purtroppo senza esito».
 Tiziano Piazza

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