Il dramma di Borgo di Terzo:
«Nessuno ci ha protetto»

«Abbiamo provato a dirlo che eravamo in pericolo. Ma nessuno ci ha mai creduto, nessuno ci ha protetti». Le parole di Tatiana Trapletti, 36 anni, di Borgo di Terzo, sanno di amarezza più che di rabbia. È convinta che sia stato un dramma annunciato, quello che ha travolto la sua famiglia domenica sera, quando suo marito Matar Mal, 33 anni, senegalese, ha accoltellato lei, dato fuoco al suocero, Giannino Trapletti (ancora gravissimo al Niguarda di Milano) e provocato il ferimento dei suoi due figli piccoli, di sua madre e di una delle sue sorelle, prima di tentare il suicidio, pugnalandosi.

Dal reparto dell'ospedale di Alzano, dov'è ricoverata con ustioni e due ferite da coltello alla schiena e al torace, Tatiana ha deciso di raccontare la sua verità. «Di lavoro faccio l'educatrice per l'Aeper – racconta – e mi occupo di tutela minorile. Mi sono occupata di famiglie con problemi, ma mai così grossi come quelli in cui sono finita io stessa».

Nel 2007 Tatiana Trapletti ha sposato Matar Mal, da cui ha avuto due bimbi. Presto sono cominciati i dissidi, finché ad agosto Tatiana decide di avviare la separazione: «Le discussioni erano continue, mi considerava sua proprietà e mi minacciava». A novembre la donna torna a vivere dai suoi, in via Pezzotta a Borgo di Terzo. «Le minacce si sono fatte sempre più pesanti, io e i miei familiari avevamo paura a muoverci da soli. Per andare in garage a prendere la macchina ci scortavamo l'uno con l'altro, per il terrore di imbatterci in Matar. Lui ce l'aveva in particolare con mio padre, lo riteneva responsabile della situazione. Lo ha aggredito mettendogli le mani attorno al collo. A mia zia, invece, ha dato una testata sul naso. Ha minacciato mia madre di tagliarle la gola. La sera prima della tragedia mi ha detto: "Presto la chiudiamo, la questione". Abbiamo fatto otto denunce in pochi mesi: due io, tre mio padre, una mia zia, una mia madre. Eppure nessuno ci ha protetto. Lui mi ha denunciata per sottrazione di minore, ma io non gli ho mai impedito di vedere i bambini, se non dopo che lui aveva minacciato di morte anche loro. Non voglio criticare la Procura e so che, forse, i carabinieri avevano le mani legate. Dico solo che quello che è successo era prevedibile e noi – in attesa dell'udienza di separazione prevista per il 22 aprile – avevamo chiesto aiuto in tutti i modi, anche al giudice civile, facendo istanza per un ordine di protezione: ci è stato negato e ci è stato anche chiesto di pagare 1.400 euro di spese legali a mio marito».

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