Il vescovo: «La Chiesa è vita
Gesù non è solo un ricordo»

«Questa è la notte» sono le parole che scandiscono l'annuncio pasquale e che sabato sera sono risuonate, durante la solenne veglia pasquale della notte, nella Cattedrale di Bergamo gremita di persone. Una notte attesa dai cristiani al termine del lungo cammino quaresimale, una notte attesa, con particolare trepidazione, dai venti catecumeni che, dalle mani del vescovo monsignor Francesco Beschi, hanno ricevuto i Sacramenti dell'Iniziazione cristiana: il Battesimo, la Cresima e l'Eucarestia.

Uomini e donne adulti che realizzano ora nella loro vita l'evento della Risurrezione annunciato e celebrato. Figli, fratelli e testimoni per la Chiesa di Bergamo e per la Chiesa intera, che si arricchisce della testimonianza viva di persone di diversa età, di diversa estrazione sociale, di diversa provenienza. Da quattro continenti sono giunti qui, attraverso i cammini seguiti in alcune parrocchie della città e della provincia, per vivere la gioia della Pasqua in un modo speciale.

La solenne veglia è iniziata con la benedizione del fuoco, acceso in un grande braciere sul sagrato della cattedrale. L'incedere lento della luce ha inondato la navata e il presbiterio squarciando il buio. A proclamare i sette brani dell'Antico Testamento sono stati i giovani: l'abbondanza della Parola di Dio ha ripercorso i passi della storia della salvezza, della storia dell'uomo che trova riscatto nell'evento glorioso della Risurrezione.

Il canto del Gloria, sottolineato anche dal suono festoso delle trombe, l'accensione delle candele e il suono delle campane che ha coperto le voci del centro di Città Alta hanno proclamato l'annuncio della Risurrezione. Un fatto che è molto più di un ricordo, di un valore o di una tradizione, come ha spiegato il vescovo nell'omelia.

«Noi cerchiamo spesso fra i ricordi - ha detto - come se volessimo far resuscitare ciò che è avvenuto, ma i ricordi sono destinati a svanire. Frughiamo fra gli insegnamenti, fra ciò che ha segnato la nostra vita, spesso attraverso la saggezza e la sapienza di chi ci ha preceduto, dei nostri genitori che ci hanno trasmesso valori e ideologie. Noi cerchiamo di rivivere anche attraverso le tradizioni, perché ci sembra possano garantire un'appartenenza, un'identificazione, una continuità, quindi che ci possano garantire la vita».

Ma questo non può bastare se si parla di Gesù Cristo e della sua Risurrezione. «Egli non è solo un ricordo, un valore a cui si ispira la nostra vita, una tradizione - ha continuato monsignor Beschi -. Gesù Cristo è colui che vive ed è capace di darci la vita». Posando lo sguardo sui venti catecumeni ai piedi dell'altare, il vescovo ha espresso lo stupore da lui vissuto davanti al cammino da loro intrapreso. «Questi uomini e donne entreranno in relazione con il Vivente e da Lui potranno attingere. Ma possiamo vedere la meraviglia del Vivente anche in tutti coloro che partecipano stasera a questa veglia. Ciascuno di noi si arricchisce della fede e della ricerca dei nostri fratelli».

Monsignor Beschi ha poi volto l'attenzione ai tanti giovani che hanno seguito la celebrazione seduti sul presbiterio, vicino ai sacerdoti e al vescovo. «Questi ragazzi sono un segno importante per tutti. Sono qui con la loro forza, l'intensità della loro giovinezza, per cercare di dare alla loro esistenza una sorgente, che è una persona viva. Sono qui per dirci che credono in Cristo».

I catecumeni, la comunità tutta, i giovani sono, nelle parole del vescovo, la testimonianza più concreta della vita della Chiesa. «La Chiesa non sarà mai una tomba, un sepolcro. La Chiesa vive». La celebrazione è poi proseguita con la liturgia battesimale, il rito della Confermazione e la liturgia eucaristica. Il vescovo ha quindi rivolto a tutti il suo augurio per una Pasqua feconda.
 Monica Gherardi

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